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La sostenibilità digitale è un tema sempre più centrale.

La sostenibilità digitale: un tema sempre più centrale

Cos'è la sostenibilità digitale e quanto inquina internet.

Il tema della sostenibilità digitale sta diventando sempre più centrale, dopotutto se "Se Internet fosse uno Stato, sarebbe il 7° più inquinante".

Così infatti si "apre" il Sustainable Web Manifesto, il documento che rappresenta la base programmatica di una grande intesa tra le più importanti multinazionali del settore digitale, sulla necessità di rendere internet un mondo più pulito, soprattutto per quel che riguarda le sue responsabilità in termini di emissioni di CO2.Un'azienda deve pensare alla sostenibilità digitale

È ancora un tema poco dibattuto, infatti internet non è nemmeno tra i primi dieci suggerimenti di Google nella ricerca dei maggiori fattori inquinanti, ma tutto quel che vediamo online ha un costo in termini di impatto ambientale.

Caricare e rendere fruibili i nostri contenuti in un sito web strutturato richiede un quantitativo di energia che si traduce in produzione di CO2, ciò dipende in gran parte da come il server che "ospita" il nostro sito si procura l'energia necessaria per costruirlo e renderlo visualizzabile.

La questione della sostenibilità digitale viene da (non molto) lontano...

Negli ultimi 10-15 anni, il volto della rete è radicalmente cambiato. Il continuo sviluppo dei linguaggi di codifica e l'allargamento sempre più importante della banda su cui viaggiano i dati restituiscono, all'interfaccia che ci si presenta agli occhi quando apriamo un sito internet, possibilità sempre maggiori.

Sostenibilità digitale per un'impresa eco-friendlyPrima dello sviluppo della fibra ottica o del 4G per il traffico mobile, mettere online video o immagini di alta qualità era addirittura controproducente nell'ottica di arrivare a più persone possibile, in quanto il numero di utenti dotati di mezzi sufficientemente potenti per aprire online file di grandi dimensioni era ancora esiguo.

Tutti ricordiamo attese che sembravano interminabili mentre i nostri pc o i primi smartphone cercavano di caricare audio e video o semplicemente immagini in alta definizione. Lo sviluppo di tecnologie sempre più performanti oggi non ci mette più di fronte a scelte di compromesso.

 

 

 

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Più contenuti, più dati, più utenti

Il volume dei dati è aumentato esponenzialmente, quindi, sia in termini di singoli file (quantità) sia in termini di bytes per file (qualità). Immagazzinare e mantenere attiva questa mole di informazioni costa: ci vogliono infrastrutture ed energia per farle funzionare.

La media di CO2 prodotta per una singola visualizzazione di una pagina internet è di circa 1,76 grammi. Un sito ad alta concentrazione di dati, che significa molte immagini e video di alta qualità, può produrre fino a 10 grammi di CO2 per singola visualizzazione.La sostenibilità digitale: sempre più importante

Il dato in sé potrebbe significare poco se non lo contestualizziamo in un mondo che a oggi vede 1,88 miliardi di siti online fruibili efficacemente dalla metà circa della popolazione mondiale (3,9 miliardi di persone): quella che ha la possibilità di accedere liberamente alla rete.

Se consideriamo che lo sviluppo delle piattaforme e degli strumenti per navigarle allargherà ancora di più nei prossimi anni questo paniere, non possiamo non immaginare che l'impatto della rete sull'ambiente rischia di diventare critico.

La sostenibilità dei contenuti

Prendiamo ad esempio uno degli aspetti della rete che ha subito il più rilevante miglioramento prestazionale nell'ultimo decennio. Lo streaming.

Secondo uno studio di The Shift Project, il gruppo di studio no-profit francese attivo dal 2010 sul rilevamento e il monitoraggio delle questioni legate alla transizione ecologica, il traffico di tutto lo streaming video di internet produrrebbe circa 306 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno.

Il tema della sostenibilità digitale toccato dal Sustainable Web Manifesto non riguarda però solo il funzionamento di internet, cioè il contenitore, ma anche la natura della sua proposta, di quello che c'è in vetrina.

Tra le linee guida del documento, trova spazio la questione etica della proposta di valore dei contenuti internet. 

La rete deve proporre prodotti e servizi di facile fruizione, di trasparente efficacia, di comprovata qualità. 

Internet deve parlare dei temi della sostenibilità e deve esserne l'emblema, per questo deve dare il buon esempio.

L'Hosting "verde" è tra le soluzioni della sostenibilità digitale

Già da diversi anni esistono molte società di hosting alle quali possiamo richiedere spazio per il nostro sito e i suoi contenuti. I servizi sotto elencati, alcuni nati proprio in risposta a questa problematica, certificano in vari modi la propria impronta ecologica.

  1. GreenGeeks
  2. SiteGround
  3. Dreamhost
  4. iPage
  5. GreenHost
  6. A2 Hosting

L'uso di energia da fonti rinnovabili, alcune provenienti addirittura da impianti di proprietà, oltre al ripristino dell'equivalente in alberi della CO2 prodotta, fino all'istruzione di vere e proprie condotte di comportamento da far seguire agli utenti sono alcune delle pratiche proposte da queste società.

Efficientare le risorse dedicate alla rete è il futuro

L'hosting "green" va di pari passo agli investimenti strutturali sulla rete, che non è solo energivora a causa di comportamenti poco parsimoniosi da parte dei naviganti, o dell'accrescersi del suo numero, ma anche perché i server, ovvero le banche dati che contengono le informazioni online, hanno bisogno di grandi risorse sia per essere costruiti, sia per funzionare al meglio.

Ecco spiegato il motivo di alcune sperimentazioni a dir poco audaci, come quella di Microsoft, che ha letteralmente affondato un intero data center (un enorme container pieno di moduli di memoria) 35 metri al di sotto della superficie del mare a largo delle coste scozzesi delle isole Orcadi.

Il Microsoft Project Natick si è rivelato un successo.

Non solo i moduli sono stati ripescati riportando danni esigui, in misura molto minore a quelli riscontrabili in strutture equivalenti sulla terra ferma, ma hanno anche prodotto un risparmio in termini di consumo energetico di straordinaria rilevanza, grazie alle basse temperature garantite dall'ambiente sottomarino del Mare del Nord.

La sostenibilità digitale è un mix di competenza, tecnologia e buone pratiche

Come in ogni ambito della transizione ecologica, sono i nostri comportamenti che fanno pendere l'ago della bilancia verso la sostenibilità ambientale del progresso della nostra società.

Le nostre abitudini di vita, anche quelle legate alle nuove tecnologie, hanno un impatto tutt'altro che virtuale, come abbiamo visto. Il mercato ci offre soluzioni in questo senso nella misura in cui noi le premiamo con le nostre scelte commerciali, ma anche con buone pratiche di utilizzo dei mezzi e delle risorse.

Le sfide del futuro sono la costante ricerca di soluzioni ai nostri problemi, e alla consapevolezza che questi sono legati a doppio filo con la sostenibilità del nostro ambiente: la casa di tutti noi, il nostro pianeta.


Lo sbriciolamento dei cookie è un tema importante

Sbriciolamento dei cookie un tema che segnerà il futuro digitale

Sbriciolamento dei cookie un tema che segnerà il futuro digitale

Il tema dello sbriciolamento dei cookie sarà uno dei trend del prossimo futuro digitale. Infatti è previsto un arresto all'utilizzo dei cookie ad interesse di un corretto trattamento dei dati degli utenti, raccolti ed immagazzinati durante la navigazione online, in piattaforme specializzate nella loro gestione. Il blocco all'uso dei cookie, costituirà un vantaggio o un ostacolo per le imprese?

I cookie, facciamo chiarezza.

I cookie, cosa sono? come funzionano? E come vengono utilizzati?

I cookie, piccoli file di testo che si muovono all’interno del sito web e memorizzano i nostri movimenti, le nostre azioni ed i nostri schemi di ricerca sul web.

I cookie raccolgono e ricordano le informazioni che rilasciamo durante la navigazione nel web.

La nostra wishlist di Amazon non esisterebbe senza l'uso dei cookie ma è necessario fare chiarezza rispetto le tipologie e le differenti funzionalità dei cookie.

Durante la navigazione online le attività sono raccolte e registrate in questi archivi online e posso essere conservate o al contrario eliminate al termine della sessione di navigazione. 

Le due tipologie principali

I cookie possono essere classificati in due macro-categorie:

  • I cookies di sessione, finalizzati alla navigazione e che vengono eliminati al termine della sessione.
  • I cookies permanenti al contrario vengono conservati e  utilizzati per scopi commerciali ed iniziative di marketing.

Sono strumenti che acquisiscono e trattano i nostri dati privati e le nostre informazioni sensibili, perciò l'utilizzo dei cookie deve essere conforme alle vigenti norme sulla privacy.

lo sbriciolamento dei cookie è importante

Dubbi sulla liceità, il caso dell'Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali

Nel Mercato Unico Europeo la tutela della privacy degli utenti è un argomento molto sentito e spesso al centro di direttive e regolamenti degli organi comunitari. Nel mercato quindi operano diversi paesi i quali adottano norme e direttive differenti rispetto il tema della tutela dei dati. Non stupisce quindi che, soprattutto ultimamente, il testo del trattamento dei dati sia passato sotto la lente del GDPR e dei Garanti della Privacy degli stati membri. 

Per quanto riguarda il caso italiano: Il Garante per la privacy emana nel 2014 il primo provvedimento sulla privacy finalizzato a stabilire una "cookie law" con l'obiettivo di stabilire limiti e possibilità di utilizzo dei cookies che siano validi per tutti gli operatori internet. La normativa prevede l’obbligo di comunicare all'utente come vengono utilizzati i cookie nel sito e quali dati vengono trattati e ne vieta il loro trasferimento in Paesi che hanno norme sulla privacy diverse. 

Al termine della sessione i cookie internet vengono catagolati in apposite piattaforme per la loro gestione le quali consentono di accedere ai dati per elaborare strategie di mercato ottimali.

La maggior parte degli operatori web si affida, per la gestione dei cookie, alla piattaforma Google Analytics come strumento più utilizzato per la loro analisi, conservazione e trasferimento. La piattaforma richiama la nostra attenzione visto il recente caso collegato al provvedimento emesso dal Garante per la privacy il 9 Giugno 2022 in cui annuncia l’illecito trattamento d’uso dei cookie da parte di Google Analytics. 

Il sistema è stato infatti accusato di aver trasferito dati sensibili degli utenti, ottenuti con i cookies permanenti, rispetto pagine visitate, servizi proposti e indirizzi IP agli Stati Uniti, paese che però non prevede legislazioni e normative sulla privacy coerenti con quelle italiane. L'attuale cookie policy italiana non consente la condivisione dei dati con un Paese che prevede un'elaborazione dei dati utente diversa. 

Successivamente la sentenza i siti web che utilizzano Google Analytics per la conservazione e gestione dei cookie sono stati invitati a verificarne la conformità. Di seguito è possibile consultare il testo completo del decreto.

La questione ha generato discussioni e polemiche per l'utitlizzo dei cookie che si sono manifestate nell'invio, di una mail a 6000 aziende italiane, da parte di Federico Leva, nella quali richiede la cancellazione dei cookie dal sistema entro 31 giorni.

 

lo sbriciolamento dei cookie

 

 

 

 

 

 

 

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Soluzioni alternative per un trattamento dei dati dei cookie in conformità con il GDPR

Quindi per quanto riguarda Google Analytics, nella sua versione 3.0, possiamo confermare che ad oggi viola la normativa sulla protezione dei dati , mentre per Google Analytics 4 sembra ci sia ancora un'area di incertezza.

L'attuale normativa, adottata e conformata dall' Autorità Garante italiana secondo i precedenti conformi dei garanti austriaco e francese, boccia la versione 3 di Google Analytics.

Di fronte ciò, l'Autorità garante della privacy francese propone un elenco di valide alternative e soluzioni conformi alla normativa che si possono utilizzare per la gestione dei cookie, queste alternative sono state accolte anche dalla Autorità italiana

Le principali alternative proposte nel documento francese sono:

  • Analytics Suite Delta
  • SmartProfile
  • Trust Commander
  • Wizaly
  • Wysistat Business
  • Piwik PRO Analytics Suite
  • Abla Analytics
  • BEYABLE Analytics
  • etracker Analytics (Basic, Pro, Entreprise)
  • Retency Web Audience
  • Nonli
  • CS Digital
  • Matomo Analytics
  • Wizaly

Sbriciolamento dei cookie

Tutto questo bailamme circa il corretto trattamento dei dati raccolti con i cookies punta verso il trendi di un possibile “sbriciolamento dei cookies”che vede Google al centro della comunicazione con l'obiettivo di confermare questo aspetto.  

Ma cosa intendiamo esattamente con “sbriciolamento dei cookies” ? Il focus coinvolge in particolare i cookie permanenti che interessano dati sensibili, intimi e personali degli utenti. Ma di fronte a queste complicanze, come può un’azienda gestire la privacy e l’utilizzo dei cookie? 

I cookie quindi saranno sostituiti da soluzioni di terze parti che offrono tecnologie più moderne e permettono l’accesso alle informazioni degli utenti senza comprometterne la privacy. La sostituzione dei cookies quindi sarebbe supportata dal subentro di strumenti ad alta capacità tecnologica in grado di organizzare i dati rispettanto la privacy degli utenti. 

Tra le soluzioni proposte, emerge quella del Topic suggerita da Sandbox con l'obiettivo di sostituire i tanti vituperati cookie di terze parti. La risorsa infatti ha lo scopo di raccogliere esclusivamente  i dati consentiti dall'utente durante la sua navigazione.

lo sbriciolamento dei cookie

La strada per rispondere alla coscienza degli utenti sembra essere valida anche se il rilascio di consenso all'uso dei propri dati personali si avverte ancora come un'intrusione alla privacy.

La sfida per i Brand? Ora dovranno confidare maggiormente negli strumenti di ricerca qualitativa per monitorare i comportamenti dei loro consumatori ed implementare il loro business.

 

 


Marketing digitale come leva per l'export

IL MARKETING DIGITALE AL SERVIZIO DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE AZIENDALE. 

IL MARKETING DIGITALE AL SERVIZIO DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE AZIENDALE. 

Uno degli ambiti che muove sempre più l’interesse delle imprese è il marketing digitale, come leva di sviluppo dell’internazionalizzazione, ovvero il posizionamento della propria offerta commerciale in mercati che fino a ieri sembravano irraggiungibili.

La trasformazione digitale sta cambiando radicalmente il nostro mondo in tutti i settori, da quello della produzione industriale a quello della distribuzione e dell’approvvigionamento di beni e servizi, fino a toccare la nostra vita privata, i rapporti sociali e professionali.

Comunicare, raccontare, proporre e infine vendere i propri prodotti in un mondo globalizzato e “aperto” sfruttando il web e le nuove tecnologie è la sfida del futuro, o meglio del presente.Leggere di più


e-commerce in Europa

L'e-commerce in Europa, un'opportunità per l'export.

Una premessa

Negli ultimi due anni l'e-commerce in Europa ha registrato una crescita importante, complice anche la pandemia che ha costretto il mondo intero ad acquistare via internet non potendo accedere ai negozi materiali.

Il cambiamento nelle abitudini d'acquisto è diventato un'abitudine regolare per molti consumatori che continuano ad acquistare online e le indagini sembrano indicare come nel Vecchio Continente questa preferenza per l'acquisto online continui a crescere e a interessare fette sempre più grandi del mercato.

Una panoramica sull'e-commerce in Europa

Il rapporto pubblicato nel 2021 sull'e-commerce in Europa mostra come, fra tutte le suddivisioni geografiche del Vecchio Continente, sia la  l’Europa occidentale è la regione più forte in termini di fatturato nell’e-commerce B2C, detenendo il 64% del fatturato totale nel 2020. Al secondo posto segue l’Europa meridionale con il 16% del fatturato totale, mentre l’Europa centrale (8%), l’Europa settentrionale e orientale (entrambe 6%) sono ultime.

L'e-commerce in Europa si configura come un mercato ampio ma anche molto diversificato: le digital skills e le infrastrutture digitali non sono distribuite uniformemente nei paesi che compongono l'Unione.

Altri risultati chiave mostrano che l’uso di Internet in Europa è aumentato all’89% nel 2020, rispetto all’87% nel 2019 e all’85% nel 2018, con l’Europa occidentale (95%) che ha recuperato terreno rispetto al Nord Europa (96%). Il numero di acquirenti online è aumentato più rapidamente nel corso del 2020 rispetto agli ultimi 4 anni, con il 71% della popolazione che ha acquistato da un e-store (rispetto al 66% nel 2019 e al 64% nel 2018).

Per quanto riguarda i paesi che si distinguono per la percentuale più alta di e-shoppers, ossia di clienti di e-commerce in Europa, nelle prime 5 posizioni svettano:

  1. Regno Unito, con il 92% della popolazione che compra quotidianamente online
  2. Paesi Bassi, con il 91%
  3. Svizzera e Danimarca con il 90%
  4. Germania e Norvegia con l'87%
  5. Svezia con l'86%

L'Italia, con il suo 54% di popolazione e-shopper, si colloca nella bottom ten dei paesi europei. Un dato che dovrebbe farci riflettere, dal momento che l'Italia è tuttora la terza economia dell'Unione Europea.

Per quanto riguarda i principali prodotti e servizi che vengono acquistati in Europa, in prima posizione si colloca il settore dell'abbigliamento e degli accessori, segue l'entertainement con il mondo film (sia come download che come abbonamento a servizi di streaming) e segue in terza posizione l'acquisto di mobili e arredamento casa-giardino.

E da quali venditori ci si rivolge? In media i consumatori UE preferiscono acquistare dai venditori dello stesso stato d'appartenenza per poi preferire venditori di altri paesi UE (l'Italia pure rientra in questo trend: i consumatori italiani preferiscono acquistare principalmente da e-seller italiani e poi rivolgersi ad altri e-seller europei).

Ma se questi sono i comportamenti dei consumatori europei e le loro preferenze... cosa dire delle aziende europee? Occorre fare una distinzione tra piccole aziende e grandi aziende.

Piccole e medie imprese europee

Le piccole e medie imprese europee (si considerano piccole-medie imprese quelle realtà che impiegano dai 10 ai 249 dipendenti), mostrano più bassi livelli di implementazione di tecnologie digitali, nello specifico:

  • Solo il 20% circa delle pmi europee registra vendite con strumenti digitali;
  • Questo dato scende al 17% (per vendite B2C, per quanto riguarda le vendite B2B la percentuale si assesta al 14%)se si registrano solo vendite di web-sales, attraverso siti web, app o marketplaces;
  • Le PMI che fanno utilizzo di dati lavorati internamente tramite tecnologie di machine learning sono solo il 2%;
  • La percentuale di utilizzo di chatbot o assistenti virtuali per rispondere alle richieste dei clienti è del 2%;
  • Solo il 6% delle PMI fa utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale;

Grandi imprese

Le grandi imprese (si intendono quelle realtà con più di 250 dipendenti), la situazione cambia leggermente ma mostra sempre ampi margini di miglioramento:

  • Il 43% circa delle grandi imprese europee registra vendite con strumenti digitali;
  • Questo dato scende al 28% (per vendite B2C, per quanto riguarda le vendite B2B la percentuale si assesta al 18%)se si registrano solo vendite di web-sales, attraverso siti web, app o marketplaces;
  • Le grandi imprese che fanno utilizzo di dati lavorati internamente tramite tecnologie di machine learning sono solo il 11%;
  • La percentuale di utilizzo di chatbot o assistenti virtuali per rispondere alle richieste dei clienti è del 6%;
  • Mentre il 17% delle grandi imprese fa utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale;

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Una panoramica sugli e-store del Mercato Unico

Abbiamo gettato una luce sull'andamento dell'ecommerce in Europa e abbiamo visto le caratteristiche digitali delle pmi e grandi imprese, ora gettiamo uno sguardo sui tratti distintivi degli e-seller europei.

Quali canali usano? Quali sono i principali trends? Analizziamoli insieme.

Metodi di contatto

Essere reperibili è importante per poter offrire al cliente l'assistenza di cui ha bisogno.

In un mondo sempre dove le tecnologie aumentano, aumentano anche i touchpoints a disposizione e questo si rispecchia anche nel numero medio di canali che gli e-store europei mettono a disposizione dei clienti.

Il numero medio di opzioni di contatto è 3.3 e a seconda del settore, possono variare (nel settore moda va forte come strumento l'instant messaging, mentre i servizi di chat sono poco utilizzati negli e-store di beni alimentari).

Al netto delle differenze che variano da settore in settore, a livello generale questa è la classifica dei metodi di contatto più comunemente impiegati:

  1.  Telefono, con il 90% degli e-store che offre il servizio
  2. Indirizzo di posta elettronica, con il 74%
  3. Moduli di contatto, con il 66%
  4. Chat, con il 47%
  5. Instant messaging e VoIP, con l'11&
  6. Fax, con l'8%

Uso dei social nell'e-commerce in Europa

I social media sono parte integrante della nostra quotidianità e per questo motivo anche gli e-store europei sono presenti con pagine dedicate nei diversi social.

In questo caso, differenze si possono riscontrare non solo tra settore e settore ma anche a seconda dei paesi di appartenenza, in Nord Europa si registra una minore presenza di e-store su YouTube e Instagram, mentre in Europa Occidentale e Meridionale l'utilizzo di Twitter è più comune.

Un'altra particolarità risiede anche nella natura degli e-store stessi: quelli che sono multi canale e affiancano punti vendita al sito utilizzano in media più spesso Instagram e Youtube rispetto a chi è puramente dedicato alla vendita online.

A prescindere dalle differenze, però i canali social più utilizzati sono:

  1. Facebook, con il 93% degli e-store presenti
  2. Instagram, con il 77%
  3. Youtube, con il 66%
  4. Twittwr, con il 42&
  5. Pinterest, con il 20%
  6. Linkedin, con il 19%

Utilizzo di app

Quasi ogni persona nel Vecchio Continente ha a disposizione uno smartphone, ciò rappresenta un ulteriore canale per entrare in contatto diretto con potenziali clienti.

Non sorprende quindi che l'utilizzo di app sia diffuso tra gli e-store, soprattutto se è alto il numero di visitatori.

Circa il 93% di estore che vanta più di 200 milioni di visite annue, mettono a disposizione un app (46% su android, 45% ioS e 1% Huawei app).

L'utilizzo di app per dispositivi mobili nella scena dell'e-commerce in Europa è strettamente legato al settore, vediamo:

  • Beni alimentari, alcolici e cibo per animali, 72% degli e-store
  • Moda, accessori e calzature, 65%
  • Beni di consumo, 62%
  • Cura del corpo, igiene, farmaci, 55%
  • Libri, videogiochi, musica e film, 43%
  • Elettronica e accessori, 34%
  • Accessori sportivi, hobby e giocattoli, 31%
  • Utensili e oggettistica per la casa e il giardino, 28%
  • Accessori per i mezzi di trasporto (macchina, motocicli e biciclette), 21%

Riflessioni finali sull'e-commerce in Europa

Il mercato del e-commerce europeo rappresenta un ambiente dinamico dove si prospettano ampi margini di crescita. La popolazione è abituata ai canali digitali ed è generalmente abituata all'acquisto.

Immettersi in questo mercato con le giuste strategie di internazionalizzazione digitale può rappresentare un'occasione per sviluppare e diversificare l'export aziendale, sfruttando i vantaggi che il Mercato Unico offre alle imprese.

Noi di MC Marketing e Comunicazione lo sappiamo bene! Per questo siamo a tua disposizione per approfondire il tema, sia tramite contenuti gratuiti consultabili nella nostra Academy sia entrando in contatto direttamente con noi!


il digital export manager

Cogli le opportunità del digitale con un Digital Export Manager!

Una premessa necessaria

Perché trattiamo di Digital Export Manager? Perché per l’Italia l’export rappresenta il vero motore dell’economia, con il valore del ‘made in Italy’ è ad oggi riconosciuto in tutto il mondo.

L’Italia è passata negli ultimi dal decimo posto all’ottavo nella classifica dei Paesi esportatori con una quota di mercato dell’2,8%. Un grande risultato che sottolinea sempre l’importanza per tutte le aziende, PMI comprese, di affacciarsi nei mercati internazionali. 

Per fare ciò alle imprese serve avviare una strategia di internazionalizzazione sui mercati esteri o affermare la presenza di un’azienda nei mercati esteri di riferimento, sfruttando anche le occasioni offerte dalle tecnologie digitali.

Ma soprattutto le PMI spesso possono essere in difficoltà ed andare contro ad una serie di problematiche nell’affacciarsi nei mercati esteri come il fatto che potrebbero non riuscire a raggiungere determinati mercati o il fatto di non disporre di un ufficio estero. Leggere di più


Brand e seconda mano

I Brand alla conquista del mercato di seconda mano con il digitale!

I Brand della moda puntano al mercato di seconda mano grazie al digitale!

Il mercato di seconda mano relativo al settore della moda è oramai un business multimiliardario di cui tutti hanno sentito parlare almeno una volta.

Senza da un lato, i privati hanno la possibilità di guadagnare qualcosina liberando allo stesso tempo spazio nell’armadio, dall’altro questo fenomeno non è rimasto inosservato al settore fashion.

Da fenomeno grassroots, nato dall’iniziatva dei singoli, il secondhand market rappresenta un’ottima strategia per i brand di raggiungere nuovi clienti e farsi conoscere sotto una luce differente.

Le strategie intraprese dai Brand più celebri

Notando il continuo incremento del fatturato e della popolarità del second hand clothes, alcuni brand si sono spinti oltre i loro obiettivi “standard”, decidendo di approdare in questo nuovo mercato.

Di solito, le strategie seguite per sfruttare le potenzialità di questa nuova frontiera del mercato del fashion:

  1. Appoggiandosi direttamente a siti o app specializzate, creando una pagina aziendale apposita;
  2. Realizzando i propri marketplace dedicati al commercio di seconda mano, con il fine di gestire internamente il flusso della compravendita;

Gli esempi sono numerosi, oggi ci soffermiamo lo sguardo su quattro esempi da manuale: due marchi d’alta moda e due marchi celebri, ma accessibili ad una clientela più ampia.

Il lusso sceglie “The RealReal”

“Stella McCartney” è il primo marchio di lusso ad aver portato a termine un accordo con “The RealReal”, un mercato online specializzato nella vendita di abiti di seconda mano di alta moda.

Credendo fortemente nell’economia circolare, “Stella McCartney” promuove un sistema di iniziative di sostenibilità per sensibilizzare i consumatori ad effettuare acquisti più consapevoli nel rispetto dell’ambiente.

Questa attenzione però va a braccetto con un’attenta strategia di marketing, al fine di incentivare gli acquisti nelle boutique.

 

Per esempio, spedendo a “The RealReal” un capo di abbigliamento firmato “Stella McCartney”, si ottiene la possibilità di ricevere un buon del valore di 100 dollari, da spendere online o in un negozio fisico, per comprare prodotti dello stesso brand.

Rimanendo invece in territorio nazionale, scopriamo la collaborazione, risalente al 2020, tra l’azienda italiana “Gucci” e  “The RealReal”.

Il marchio “Gucci” si è così avvicinato ulteriormente al concetto di economia circolare e di moda sostenibile, impegnandosi, per di più, per ogni articolo venduto su “The RealReal”a piantare un albero, tramite l’organizzazione no profit “One Tree Planted”.

“Asos” e “Levi’s” giocano in casa

“Asos” e “Levi’s”, invece, hanno puntato ad una strategia radicalmente differente.

Anziché appoggiarsi a marketplace dell’usato già esistenti, hanno deciso di creare le proprie piattaforme per vendere abbigliamento di seconda mano.

“Asos” è un sito web di origine britannica, esperto nella vendita di vestiti e cosmesi, che comprende diversi brand di moda che hanno deciso di affidare una parte dei loro traffici commerciali a questo canale di vendita molto in voga tra i giovani.

Recentemente i proprietari dell’azienda hanno  creato all’interno del sito una sezione dedicata al second hand clothes: è nata così “Asos Marketplace”, che permette a chiunque di vendere vestiti usati trattenendo una commissione del 10% sul prezzo fissato.

La storica azienda di jeans “Levi’s” ha invece lanciato la piattaforma “Levi’s SecondHand” con l’obiettivo di “Mantenere l'ambito Levi's ® in circolazione e fuori dalle discariche”.

Il funzionamento è molto semplice: i clienti possono restituire jeans e giacche usati, ovviamente a marchio “Levi’s”, per ricevere in un secondo momento una carta regalo, il cui valore dipende dalle condizioni degli abiti consegnati, da spendere sul sito o nei negozi fisici “Levi’s”.

Per concludere

Attualmente non sono molti i brand che si sono affacciati a questo mondo; forse è una questione di tempo o magari preferiscono che piattaforme o applicazioni dedicate, come “Vinted” o “Depop”, se ne occupino.

Certo che incentivare i clienti a restituire abiti usati per ottenere in cambio gift card o sconti è un’ottima mossa strategica, facilmente realizzabile e... imitabile!

Il digitale si conferma come foriera di opportunità, l'importante è saperle cogliere!

Come diciamo noi di MC Marketing e Comunicazione, l'importante non è essere un'azienda grande ma un'azienda evoluta!


Second hand Market

Il second hand market diventa una risorsa con il digitale!

L’esplosione del second hand market nel settore dell’abbigliamento: il futuro sostenibile del settore moda è alla portata di tutti con un semplice click!

Impossibile, negli ultimi tempi, non aver sentito parlare di second hand market, ovvero del mercato di seconda mano o mercato dell’usato.

Un fenomeno che si sta imponendo in maniera significativa, in particolar modo nel mondo online, grazie anche ai social, usati come mezzo di diffusione dalle principali piattaforme protagoniste di questo settore.

Grazie allo sviluppo di app apposite, questo mercato rappresenta un canale di vendita da non sottovalutare, soprattutto per le piccole attività della Moda!Leggere di più


I metaversi: alla scoperta delle 5 principali piattaforme!

Non solo Meta! Alla scoperta degli altri metaversi.

Quando si parla di metaverso, Meta Inc. non è l'unico attore in campo: sono numerosi infatti i metaversi nati e in crescita, da quando nel lontano 1995 il videogioco Active Worlds metteva a disposizione degli utenti il primo mondo virtuale.

Certo, a Zuckerberg va dato il merito di aver fatto entrare il termine nel lessico quotidiano, ma se vogliamo cogliere appieno le potenzialità di questa nuova tecnologia è necessario gettare uno sguardo anche agli altri!

Ed è quello che faremo in questo articolo, dove troverai le informazioni relative alle piattaforme di metaverso più famose!

Una premessa

Il Metaverse come segmento tecnologico ha registrato un'importante crescita negli ultimi due anni, alimentato da investimenti di aziende come Meta Platforms, Microsoft, Epic Games e altre.

Nel 2020, il mercato globale del Metaverse valeva $ 47,69 miliardi di dollari e raggiungerà $ 829 miliardi di dollari entro il 2028, secondo un rapporto del 2021 di Emergen Research.

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Ma oltre a Meta, quali sono le società che guidano l'avanzata su questo settore? Eccole:

  • Decentraland
  • The Sandbox
  • Cryptovoxels
  • Somnuim Space
  • Roblox

Decentraland

Tra i metaversi si distingue Decentraland.

Decentraland è stata una delle prime aziende a presentare una valida prova di concetto per il Metaverse e apre la strada in termini di implementazione del mercato.

Fondata nel 2017, la società ha lanciato la sua piattaforma Metaverse al pubblico nel 2020 e ha visto un recente aumento di popolarità.Decentraland è uno spazio di realtà virtuale (VR) in cui gli utenti possono creare contenuti, interagire tra loro e guadagnare denaro, principalmente attraverso investimenti in token non fungibili (NFT), immobili VR e altre risorse digitali.

La piattaforma è completamente decentralizzata e opera tramite la propria criptovaluta chiamata MANA.

È anche uno dei preferiti da grandi investitori, imprese e governi, in particolare dopo aver ospitato un'ambasciata ufficiale delle Barbados e una nuova mini-città Samsung.

Decentraland in pillole:

  • piattaforma decentralizzata lanciata nel 2020 in cui la community gestisce il” territorio” traendo benefici dalle loro azioni e creazioni;
  • la realtà virtuale unisce la potenza dei social a quella dei videogiochi;
  • si possono scambiare lotti di terreno virtuale, oggetti, beni, tra cui accessori gadget e indumenti NFT e servizi registrati sulla blockchain Ethereum;
  • criptovaluta usata: token MANA.

The Sandbox

Questa piattaforma di punta Metaverse è stata originariamente lanciata nel 2012 come gioco multiplayer per telefoni cellulari e dispositivi Microsoft Windows.

La società che sviluppa Sandbox, PIXOWL Inc., è stata acquisita da Animoca Brands nel 2018, dopodiché è gradualmente passata al Metaverse.

Sandbox è un ambiente di gioco in cui gli utenti possono creare giochi, partecipare a eventi, navigare in mondi VR utilizzando mappe e acquistare terreni, in modo simile a Decentraland.

Ha anche il suo token di criptovaluta chiamato SAND.

Anche Sandbox si è rivelato uno dei metaversi preferiti da investitori e marchi.

Gucci ha recentemente aperto un negozio VR sulla piattaforma Metaverse dell'azienda, dove gli utenti possono acquistare, possedere e mostrare i propri acquisti digitali dal marchio.

L'azienda ha anche collaborato con la società di videogiochi Ubisoft per introdurre elementi di franchise di gioco come Assassin's Creed e Prince of Persia nel Metaverse.

The Sandbox in pillole:

  • piattaforma lanciata nel 2012 con l'obiettivo primario di capitalizzare l'industria dei videogiochi abbinandola alla blockchain  in un momento in cui blockchain e crypto non erano così popolari.
  •  gli utenti avatar possono creare giochi, partecipare a eventi, navigare in mondi VR utilizzando mappe e acquistare  lands, cioè terreni virtuali che possono essere anche venduti come immobili NFT su un marketplace.
  • Inoltre le lands  possono essere affittate per eventi la cui partecipazione prevede una quota di ammissione, oppure unificate per creare un distretto per attirare più utenti paganti. 
  • criptovaluta usata: Sand

Cryptovoxels

Cryptovoxels è una piattaforma Metaverse costruita sul protocollo blockchain di Ethereum che offre un mondo di gioco virtuale che supporta sia le esperienze VR che l'uso del PC, dove la sua comunità organizza eventi regolari per gli utenti.

Si può anche creare immobili Metaverse sulla piattaforma e metterli in vendita, inclusi sia appezzamenti di terreno vuoti che edifici prefabbricati come porti, strade, spazi di collaborazione e gallerie d'arte.

Oltre ai lotti di terreno virtuale, la piattaforma ha un ampio mercato per l'acquisto e la vendita di oggetti da collezione digitali come NFT, che vanno da dispositivi indossabili e oggetti di gioco a opere d'arte e abbigliamento.

Cryptovoxels in pillole:

  • è compatibile con supporto VR Oculus Quest, Oculus Rift e HTC Vive;
  • Origin City è una “island” ( in seguito sono state create altre islands) dove è possibile interagire con altri avatar e i lotti di terreno su cui costruire sono chiamati “parcel”;
  • tramite l’elemento costitutivo “voxel” si possono erigere negozi, edifici, infrastrutture di vario genere e gallerie d’arte utilizzando NFT, ma anche aggiungere immagini, gif, file audio etc... ;
  • gli altri due elementi costitutivi sono strade (di proprietà) e pacchi (aperti alla vendita pubblica e acquistabili su Opensea, il più grande marketplace di NFT del mondo).

Somnium Space

Somnium Space è una piattaforma Metaverse cross-device a cui gli utenti possono accedere tramite interfacce VR, PC, Web e mobili.

È basato sui protocolli blockchain di Ethereum e Solana e dispone di un proprio mercato delle risorse.

Gli utenti dovranno installare l'estensione MetaMask o Dapper prima di eseguire Somnium Space, ma è relativamente facile da usare e non richiede visori VR per godere di tutte le sue funzionalità.

Somnium Space ha diverse capacità uniche che lo distinguono in un mercato competitivo.

Ad esempio, gli utenti possono scegliere di "vivere per sempre", dove vengono automaticamente registrati sulla loro proprietà virtuale per future analisi dell'IA.

Anche quando gli utenti non potranno più accedere alla piattaforma, l'intelligenza artificiale darà vita ai loro avatar.

Somnium è anche un mondo completamente programmabile, che consente agli utenti di programmare le proprie esperienze e sviluppare risorse monetizzabili.

Somnium Space in pillole:

  • esperienza virtuale con visori VR;
  • ambiente completamente aperto di realtà virtuale dove gli utenti possono acquistare terreni, case e altre risorse online ma anche esplorare le creazioni di altri giocatori; 
  • gli NFT possono essere creati e messi in vendita  nel proprio spazio virtuale di gioco oppure su Opensea;
  • un esempio di NFT è il biglietto venduto per partecipare ad un evento, ma la posizione in cui si svolgerà sarà visibile solo da chi l’ha acquistato;
  • play-to-earn è l’obiettivo futuro, cioè chi guiderà altri utenti nel gioco sarà premiato in criptovaluta;
  • criptovaluta: CUBE .

Roblox

Roblox è un sistema di gioco e creazione di giochi online che si è gradualmente evoluto in una piattaforma Metaverse che offre un'ampia varietà di esperienze virtuali ai suoi utenti, comprese quelle VR.

La società ha recentemente collaborato con la NFL per lanciare un gioco Metaverse prima del Super Bowl del 2022.

Roblox ha milioni di utenti in tutto il mondo e mira a riunire la sua enorme base di utenti e la raccolta di esperienze sotto un unico tetto.

Roblox è gratuito, anche se potrebbe essere necessario acquistare ulteriori oggetti di gioco e risorse digitali e offre una gamma di esperienze VR in diversi generi come anime, horror, giochi di ruolo, azione e simulazioni di vita reale.

Nel 2022 prevede di aggiungere una serie di nuove zone di disponibilità e data center per supportare la crescita futura, è tra i metaversi, uno di quelli più di successo.

Roblox in pillole:

  • la piattaforma Roblox è centralizzata legalmente sotto Roblox Corporation, ma è decentralizzata sotto il lato creativo;
  • è gratuita, ma è sicuramente necessario accrescere gli oggetti tramite acquisti;
  • offre un’ampia varietà di esperienze VR;
  • più di 50 mln di utenti attivi ogni giorno, con una fascia di età prevalentemente giovane;
  • molti ragazzi imparano  a programmare mentre  sviluppano i propri giochi sulla piattaforma;
  • nel 2021 i ricavi sono aumentati del 108% rispetto al 2020;
  • una delle caratteristiche più uniche di questo metaverso dalle grandi opportunità commerciali è che invita i giocatori stessi a creare il metaverso, partendo dai propri avatar che possono addirittura avere un outfit brandizzato e personalizzato.

Qualche parola conclusiva su questi metaversi

Concludiamo qui questa panoramica sui principali metaversi oltre quello reso celebre da Meta.

Restare aggiornato e conoscere le caratteristiche di queste piattaforme è utile per sapere come muoversi in questo settore dove le trasformazioni radicali sono all'ordine del giorno!

 

 

 


Moda e metaverse

Moda e Metaverse: due mondi sempre più vicini!

I marchi della moda puntano sul metaverse

In questo periodo di  trasformazioni, il mondo della moda e Metaverse sembrano avvicinarsi sempre più.

In concomitanza con la Milano Fashion Week, il gruppo Benetton annuncia l'apertura di un punto vendita nel Metaverso, un riflesso del punto vendita in Corso Vittorio Emanuele, pronto ad offrire un'esperienza di acquisto radicalmente diversa.

Ma perché Benetton ha fatto questa scelta? E come si muovono gli altri Brand della moda? Scopriamolo insieme.Leggere di più


Metaverse e web 3.0

Metaverse e Web 3.0: le differenze da conoscere!

Metaverse e web 3.0

Le parole del momento sono metaverse e web 3.0: parole che evocano un futuro prossimo dove le tecnologie digitali saranno sempre più presenti.

Ma i termini spesso si confondono e vengono presi come sinonimi, nonostante indichino concetti ben diversi.

Nell'articolo di oggi analizzeremo le differenze e i punti di unione di queste due parole sulla bocca di tutti, al fine di partecipare al dibattito sul futuro con consapevolezza.

Le ragioni della confusione

Perché tante persone sono tratte in confusione quando di parla di temi come il metaverse e web 3.0, al punto di considerarli come termini interscambiabili.

Uno dei motivi può essere rintracciato nel fatto che questi due termini sono proiettati in un futuro che, benché prossimo, non è ancora realtà.

Sono termini che cercano di dare un nome alle trasformazioni in atto (web 3.0) o che vogliono offrire una visione di un mondo nuovo, dove l'esperienze digitali saranno più pervasive (metaverso).

Un altro dei motivi che ha spinto tanti utenti in errore è il fatto che sia il metaverse che il web 3.0 si appoggino sulle stesse teconolgie (decentralizzate): blockchain, criptovalute basate su blockchain, nft... E molte altre.

Se da un lato queste teconolgie sono alla base del passaggio dal web 2.0 al web 3.0, giocano anche un ruolo determinante in quanto infrastrutture su qui si baserà la realtà parallela del Metaverse, determinando come interagiremo con gli spazi e gli oggetti in esso presenti.

Le differenze

Focalizziamoci quindi su cosa indicano questi termini e cosa li rende unici.

Il web 3.0 rappresenta una trasformazione in atto.

Una trasformazione dettata dalle voglia di offrire  soluzioni chiare a carenze specifiche di Internet Web 2.

È una reazione agli ecosistemi recintati creati da piattaforme come Facebook e YouTube, che hanno causato l'estrazione dei dati da parte delle persone, la violazione della privacy e la capacità di controllare i contenuti che creano oppressi.

Il Web 3 sovverte quel modello perché affronta direttamente le questioni della proprietà e del controllo.

Basandosi sulla blockchain, i dati sono aperti e distribuiti e di proprietà collettiva di reti peer-to-peer.

Di conseguenza, gli utenti possiedono i propri dati, le transazioni peer-to-peer possono aggirare gli intermediari e i dati vivono sulla blockchain come un bene pubblico a cui chiunque può contribuire e monetizzare.

Per quanto invece riguarda il Metaverse invece, ci troviamo davanti un termine che più che definire qualcosa in atto è più una visione.

La visione di un mondo dove realtà fisica e digitale siano in contatto continuo e costante, dove ogni individuo può passare da una all'altra dimensione a piacimento.

La realtà è che il metaverso richiederà il contributo e la partecipazione di tutti per prendere veramente forma.

La spinta di Meta Inc. è molto importante, ma non basta se si vuole costruire una realtà plurale, aperta e non controllata da un'unica azienda.

Per raggiungere questi obiettivi c'è la necessità di una confluenza di diversi sforzi iterativi e progressi tecnologici.

Come interagiranno il metaverse e web 3.0?

I due concetti, seppur identificano realtà ben distinte, non sono in contrapposizione tra loro, anzi.

Rappresentano uno il completamento dell'altro.

Se il metaverse vuole prosi come la dimensione digitale e parallela del mondo reale, c'è bisogno che questo mondo si basi su delle infrastrutture.

Le tecnologie decentralizzate del Web 3.0 possono assolvere a questo compito.

Non è infatti un caso che in queste discussioni, un ruolo da protagonista lo giocano le criptovalute, che vengono considerate dai più come le basi del sistema economico nel metaverse.

Questo perché le criptovalute offrono una piattaforma già pronta per farlo; non hanno bisogno di banche, stanze di compensazione, intermediari o scambi (nel senso tradizionale) per consentire alle persone di effettuare transazioni e investire in token di valuta di loro proprietà.

Per concludere

Questo non è altro che uno dei primi e più ovvi esempi di come metaverse e web 3.0 entrano in sinergia.

Certo, si tratta di concetti che sono ancora in una fase di delineazione, che stanno cercando una loro identità.

Ma quello che prospettano rappresentano una rivoluzione che non possiamo ignorare, e per questo motivo è importante restare informati e partecipare al dibattito con consapevolezza.

Le opportunità del futuro non sono a disposizione del più forte o del più intelligente, ma di chi è capace di evolvere e adattarsi al mondo in continuo cambiamento.