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Sbriciolamento dei cookie un tema che segnerà il futuro digitale
Sbriciolamento dei cookie un tema che segnerà il futuro digitale
Il tema dello sbriciolamento dei cookie sarà uno dei trend del prossimo futuro digitale. Infatti è previsto un arresto all'utilizzo dei cookie ad interesse di un corretto trattamento dei dati degli utenti, raccolti ed immagazzinati durante la navigazione online, in piattaforme specializzate nella loro gestione. Il blocco all'uso dei cookie, costituirà un vantaggio o un ostacolo per le imprese?
I cookie, facciamo chiarezza.
I cookie, cosa sono? come funzionano? E come vengono utilizzati?
I cookie, piccoli file di testo che si muovono all’interno del sito web e memorizzano i nostri movimenti, le nostre azioni ed i nostri schemi di ricerca sul web.
I cookie raccolgono e ricordano le informazioni che rilasciamo durante la navigazione nel web.
La nostra wishlist di Amazon non esisterebbe senza l'uso dei cookie ma è necessario fare chiarezza rispetto le tipologie e le differenti funzionalità dei cookie.
Durante la navigazione online le attività sono raccolte e registrate in questi archivi online e posso essere conservate o al contrario eliminate al termine della sessione di navigazione.
Le due tipologie principali
I cookie possono essere classificati in due macro-categorie:
- I cookies di sessione, finalizzati alla navigazione e che vengono eliminati al termine della sessione.
- I cookies permanenti al contrario vengono conservati e utilizzati per scopi commerciali ed iniziative di marketing.
Sono strumenti che acquisiscono e trattano i nostri dati privati e le nostre informazioni sensibili, perciò l'utilizzo dei cookie deve essere conforme alle vigenti norme sulla privacy.
Dubbi sulla liceità, il caso dell'Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali
Nel Mercato Unico Europeo la tutela della privacy degli utenti è un argomento molto sentito e spesso al centro di direttive e regolamenti degli organi comunitari. Nel mercato quindi operano diversi paesi i quali adottano norme e direttive differenti rispetto il tema della tutela dei dati. Non stupisce quindi che, soprattutto ultimamente, il testo del trattamento dei dati sia passato sotto la lente del GDPR e dei Garanti della Privacy degli stati membri.
Per quanto riguarda il caso italiano: Il Garante per la privacy emana nel 2014 il primo provvedimento sulla privacy finalizzato a stabilire una "cookie law" con l'obiettivo di stabilire limiti e possibilità di utilizzo dei cookies che siano validi per tutti gli operatori internet. La normativa prevede l’obbligo di comunicare all'utente come vengono utilizzati i cookie nel sito e quali dati vengono trattati e ne vieta il loro trasferimento in Paesi che hanno norme sulla privacy diverse.
Al termine della sessione i cookie internet vengono catagolati in apposite piattaforme per la loro gestione le quali consentono di accedere ai dati per elaborare strategie di mercato ottimali.
La maggior parte degli operatori web si affida, per la gestione dei cookie, alla piattaforma Google Analytics come strumento più utilizzato per la loro analisi, conservazione e trasferimento. La piattaforma richiama la nostra attenzione visto il recente caso collegato al provvedimento emesso dal Garante per la privacy il 9 Giugno 2022 in cui annuncia l’illecito trattamento d’uso dei cookie da parte di Google Analytics.
Il sistema è stato infatti accusato di aver trasferito dati sensibili degli utenti, ottenuti con i cookies permanenti, rispetto pagine visitate, servizi proposti e indirizzi IP agli Stati Uniti, paese che però non prevede legislazioni e normative sulla privacy coerenti con quelle italiane. L'attuale cookie policy italiana non consente la condivisione dei dati con un Paese che prevede un'elaborazione dei dati utente diversa.
Successivamente la sentenza i siti web che utilizzano Google Analytics per la conservazione e gestione dei cookie sono stati invitati a verificarne la conformità. Di seguito è possibile consultare il testo completo del decreto.
La questione ha generato discussioni e polemiche per l'utitlizzo dei cookie che si sono manifestate nell'invio, di una mail a 6000 aziende italiane, da parte di Federico Leva, nella quali richiede la cancellazione dei cookie dal sistema entro 31 giorni.
Soluzioni alternative per un trattamento dei dati dei cookie in conformità con il GDPR
Quindi per quanto riguarda Google Analytics, nella sua versione 3.0, possiamo confermare che ad oggi viola la normativa sulla protezione dei dati , mentre per Google Analytics 4 sembra ci sia ancora un'area di incertezza.
L'attuale normativa, adottata e conformata dall' Autorità Garante italiana secondo i precedenti conformi dei garanti austriaco e francese, boccia la versione 3 di Google Analytics.
Di fronte ciò, l'Autorità garante della privacy francese propone un elenco di valide alternative e soluzioni conformi alla normativa che si possono utilizzare per la gestione dei cookie, queste alternative sono state accolte anche dalla Autorità italiana
Le principali alternative proposte nel documento francese sono:
- Analytics Suite Delta
- SmartProfile
- Trust Commander
- Wizaly
- Wysistat Business
- Piwik PRO Analytics Suite
- Abla Analytics
- BEYABLE Analytics
- etracker Analytics (Basic, Pro, Entreprise)
- Retency Web Audience
- Nonli
- CS Digital
- Matomo Analytics
- Wizaly
Sbriciolamento dei cookie
Tutto questo bailamme circa il corretto trattamento dei dati raccolti con i cookies punta verso il trendi di un possibile “sbriciolamento dei cookies”che vede Google al centro della comunicazione con l'obiettivo di confermare questo aspetto.
Ma cosa intendiamo esattamente con “sbriciolamento dei cookies” ? Il focus coinvolge in particolare i cookie permanenti che interessano dati sensibili, intimi e personali degli utenti. Ma di fronte a queste complicanze, come può un’azienda gestire la privacy e l’utilizzo dei cookie?
I cookie quindi saranno sostituiti da soluzioni di terze parti che offrono tecnologie più moderne e permettono l’accesso alle informazioni degli utenti senza comprometterne la privacy. La sostituzione dei cookies quindi sarebbe supportata dal subentro di strumenti ad alta capacità tecnologica in grado di organizzare i dati rispettanto la privacy degli utenti.
Tra le soluzioni proposte, emerge quella del Topic suggerita da Sandbox con l'obiettivo di sostituire i tanti vituperati cookie di terze parti. La risorsa infatti ha lo scopo di raccogliere esclusivamente i dati consentiti dall'utente durante la sua navigazione.
La strada per rispondere alla coscienza degli utenti sembra essere valida anche se il rilascio di consenso all'uso dei propri dati personali si avverte ancora come un'intrusione alla privacy.
La sfida per i Brand? Ora dovranno confidare maggiormente negli strumenti di ricerca qualitativa per monitorare i comportamenti dei loro consumatori ed implementare il loro business.
Applicazione aziendale
Applicazione aziendale: perché per un'azienda è importante averne una?
Che cos'è un'app
Perché è utile possedere un'applicazione aziendale? Prima di scoprirne i vantaggi capiamo che cos'è un'applicazione.
Un’applicazione (o app) è un software con lo scopo di rendere possibile una o più funzionalità, servizi o strumenti utili all’utente, selezionabili grazie ad un’interfaccia.
In base alle sue caratteristiche, può essere scaricabile su smartphone, computer e/o tablet, e può essere utilizzata online e/o offline. Inoltre, può essere gratuita, a pagamento oppure con acquisti in-app, più o meno facoltativi dopo il download.
(Per approfondire il concetto > Wikipedia).
Le app fanno parte della nostra quotidianità. Chi usa uno smartphone, in media, ha scaricate nel proprio dispositivo circa una quarantina di applicazioni, ciascuna con una funzionalità specifica: dalla messaggistica all’acquisto di prodotti online, dalle previsioni meteo fino alle mappe per le indicazioni stradali.
Tu, che stai leggendo questo articolo, sicuramente sai bene di che cosa sto parlando, ma, forse, non sai darmi una definizione di app e una risposta alla domanda “perché è utile avere un’applicazione aziendale?”. Leggere di più
Pinterest: una guida al social per le aziende
Che cos’è Pinterest
Pinterest è una piattaforma social basata sulla condivisione di contenuti, chiamati Pin, nella quale i creatori/utenti sono chiamati Pinner. Il nome del social network deriva dall'unione delle parole inglesi pin (spillo, puntina) e interest (interesse). Leggere di più
Alla scoperta del web design, il design digitale per le aziende.
CHE COS'È IL WEB DESIGN
Il web design è un settore ibrido che comprende differenti discipline, ma soprattutto è una attività di scrittura e configurazione.
Viene definito anche con il termine web-architecture, perché la sua terminologia presenta dei termini che derivano dall'architettura (es. portali, piazze elettroniche, interfaccia). Tuttavia, anche se è formato da strutture fisse, la sua realtà è tutt'altro che statica e presenta molti termini che rimandano alla mobilità (es. processi progressivi e dinamici, navigator, explorer).
Con web design si intende “la progettazione di artefatti comunicativi (applicativi) fruiti sul world wide web, per mezzo di un browser o di un altro software basato su tecnologie web”.
La progettazione, nelle mani dei web designer, ha per oggetto pagine, siti e applicazioni web ed è per sua natura multi-modale, in quanto manipola i diversi strumenti. L’attività coinvolge una gamma di attività operative appartenenti a diverse branche della comunicazione. Leggere di più
Web 3.0, la Rete si evolve al passo con le tecnologie!
Web 3.0, il web sta assumendo una nuova forma!
Il termine web 3.0 comincia ad uscire dagli spazi riservati agli addetti ai lavori, configurandosi quasi come la nuova "parola del momento".
Ma perché se ne parla proprio ora? E con tanta insistenza? troverai le risposte a queste domande (e tante altre informazioni interessanti) in questo articolo!
Perché proprio 3.0?
La prima reazione che abbiamo leggendo web 3.0, se non siamo esperti del settore, è la seguente: "Ah... Siamo già a 3? E il 2?"
Questo perché siamo abituati a pensare al web come qualcosa di dato, immutabile, più che uno strumento in sé lo concepiamo come qualcosa di metafisico e trascendente.
Nel nostro immaginario, a cambiare non è il web in sé ma gli strumenti che utilizziamo per accedere a questa "altra-dimensione".
Il web però non è una dimensione parallela quanto in realtà uno spazio digitale che vive e prospera basandosi su determinate tecnologie, al cambiare di esse cambia lo spazio.
Il web non è qualcosa di immutabile, ma per sua natura è dentro un ciclo di nascita-sviluppo-morte-rinascita, al passo con gli strumenti a disposizione.
Certo questi cicli non sono eclatanti e distruttivi, anzi noi stessi viviamo i momenti di transizione in uno stato di "beata ignoranza" e, mentre il web si rivoluziona, noi continuiamo ad usarlo senza notare le differenze, dandoci l'impressione che ha cambiare sono solo i computer o i telefoni.
I cicli del web
Ma visto che ormai abbiamo capito che il web vive e si evolve, è utile fare un ripasso sulla sua storia, per meglio capire da dove siamo arrivati e quali sono le opportunità che si aprono con i cambiamenti in atto.
Web 1.0
La nostra storia comincia agli inizi degli anni '90 (anche se chi dice già dal 1989... Comunque per capirci nell'ultima decade del Secondo Millennio), gli anni in cui nasceva il World Wide Web e cominciava ad entrare nel quotidiano delle nostre vite.
Se vi ricordate, all'epoca i siti erano molto semplici e limitati nello scopo.
Erano strumenti utilizzati per far passare messaggi e infatti nel mondo anglosassone il Web 1.0 è conosciuto anche con il termine di "the read-only web" ossia "il web solo da leggere [e basta n.d.r.]".
Questo perché gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia al grande pubblico erano semplici e dalle capacità limitate.
Web 2.0
Anche se le capacità della tecnologia di inizio anni '90 erano limitate, non significa che non fossero rivoluzionarie e infatti, nel corso di 10 anni, hanno messo le basi per la prima evoluzione del Web!
Il termine Web 2.0 comincia ad essere di dominio pubblico dal 2005, ed identifica la seconda fase dell'era Internet.
Una fase basata sull'interazione tra sito e utente ma non solo! Anche sulla maggiore partecipazione degli stessi nella creazione dei contenuti.
È l'internet dei blog, dei social network come MSN e Myspace prima, Facebook, Youtube e Tumblr dopo.
In questo web, che in alcuni circoli chiamano "read/write web" ("web leggi e scrivi"), è quello che ha visto nascere anche i marketplace e ha dato alle aziende l'opportunità di crescere nella Rete.
Tuttavia non è tutto rosa e fiori: le grandi opportunità che questo Web offre sono comunque limitate dalla regolamentazione delle Big Tech, le grandi aziende informatiche che mettono a disposizione le piattaforme digitali in cui muoversi in questo web.
Web 3.0
E arriviamo ora alla trasformazione in atto ora, quella del Web 3.0.
Alla base di questa trasformazione c'è una tecnologia di cui si sente molto parlare ma che sembra ancora avvolta nel mistero, la blockchain.
Questo nuovo tipo di Web nasce dalla volontà di un numero sempre maggiore di utenti di poter aggirare i limiti delle Big Tech, e poter usufruire dei contenuti che creano nel web anche nella veste di proprietari (perché adesso, tutto quello che facciamo e/o condividiamo sui social network non è di nostra proprietà ed e soggetto ai termini di utilizzo delle piattaforme).
Il web 3.0 vuole porsi come il web del "read/write/own" ("leggi/scrivi/possiedi" ossia consulta, crea contenuti e sii proprietario dei tuoi dati).
L'unicità di questa nuova forma di web
Questa nuova fase si differenzia dalle precedenti perché anziché utilizzare solo piattaforme tecnologiche gratuite in cambio dei nostri dati, gli utenti possono partecipare alla governance e al funzionamento dei protocolli stessi.
Ciò significa che le persone possono diventare partecipanti e azionisti, non solo clienti o prodotti.
Anziché utilizzare solo piattaforme tecnologiche gratuite in cambio dei nostri dati, gli utenti possono partecipare alla governance e al funzionamento dei protocolli stessi.
Ciò significa che le persone possono diventare partecipanti e azionisti, non solo clienti o prodotti.
In Web 3, queste condivisioni sono chiamate token o criptovalute e rappresentano la proprietà di reti decentralizzate note come blockchain.
Se possiedi abbastanza di questi token, hai voce in capitolo sulla rete.
I titolari di token di governance possono spendere i loro beni per votare sul futuro, ad esempio, di un protocollo di prestito decentralizzato.
I fautori di questo nuovo Web stressano questa maggiore democraticità, rispetto al web 2.0, dove le decisioni sul funzionamento del sistema e cosa sia lecito o meno è a discrezione delle singole aziende.
Che il web nella sua terza dimensione rappresenti un ecosistema digitale meno verticale e più orizzontale è innegabile, ma dobbiamo sempre fare attenzione: non necessariamente si arriverà ad una democrazia dell’uno vale uno.
Se l’accesso e la voce in capitolo sulle decisioni da prendere sono vincolate al possesso di una certa quantità di token, più che una democrazia avremmo un suffragio censitario.
E se da una parte è sempre meglio di un oligarchia di aziende, dall’altra è ancora molto lontano da una forma di democrazia genuina.
Ma qui si apre una riflessione filosofico-politica del web che, seppur necessaria, non può essere trattata in questa breve e semplice introduzione al tema.
Cosa si può fare nel Web 3
Il Web 3 rende possibile la proliferazione di strutture di governance cooperativa per prodotti un tempo centralizzati.
Qualsiasi cosa può essere tokenizzata (ossia ridotti in un token o codice), che si tratti di un meme, un'opera d'arte, l'output dei social media di una persona o i biglietti per un evento.
E a cosa serve un token, ti chiederai giustamente.
Beh, innanzitutto il token risolve il problema dei diritti d'autore, perché esso sarà legato al portafoglio digitale dell'utente del web 3.0 che essendone il proprietario potrà godere dell'aumento di valore del token, anziché lasciare questa rendita passiva al proprietario della piattaforma social, come avviane ora nel web 2.0, soprattutto sotto forma di dati profilazione che vengono rivenduti.
Le funzionalità del Web 3.0 giocano molto sul concetto di identità digitale e immediatezza, si stanno sviluppando sistemi di smart contract per rendere più spedite le attività finanziarie.
L'identità digitale legata al portafoglio elettronico invece, ci da la possibilità di accedere a tutti gli account e siti costruiti sul web 3, liberandoci dal vincolo delle password.
I vantaggi del Web 3.0
- Interoperabilità: Noi utenti saremo in grado di accedere ai dati su molte app utilizzando le tecnologie Web 3.0 anziché essere limitati a un'unica piattaforma.
- Permissionless Blockchain: Con la tecnologia Web 3.0, non sarà necessario avere un'autorità centrale per una blockchain. Chiunque può aderire e partecipare alla rete. Ciò eliminerebbe la possibilità che alle persone venga negato l'accesso in base al sesso, al reddito, all'orientamento sessuale, alla posizione geografica, ecc.
- Pro-privacy e anti-monopolio: L'attenzione ad una rete decentralizzata che mette al centro l'utente come proprietario invece che semplice utilizzatore, toglie potere alle realtà che si basano sulla centralizzazione e il possesso dei dati degli utenti, promuovendo pratiche di business anti-monopolio.
Conclusioni... per ora!
Il web 3.0 è una realtà in formazione e le possibilità sono numerose e non finiscono certo qui! Ma noi di MC Marketing e Comunicazione crediamo sia importante far nascere un dibattito.
Perché soltanto con un dibatto serio e consapevole, saremo in grado di indirizzare il cambiamento nella giusta direzione!
Quindi aspettatevi altre comunicazioni da parte nostra su questo tema! Iscrivetevi alla newsletter per non perdervi le novità!