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Marketing digitale come leva per l'export

IL MARKETING DIGITALE AL SERVIZIO DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE AZIENDALE. 

IL MARKETING DIGITALE AL SERVIZIO DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE AZIENDALE. 

Uno degli ambiti che muove sempre più l’interesse delle imprese è il marketing digitale, come leva di sviluppo dell’internazionalizzazione, ovvero il posizionamento della propria offerta commerciale in mercati che fino a ieri sembravano irraggiungibili.

La trasformazione digitale sta cambiando radicalmente il nostro mondo in tutti i settori, da quello della produzione industriale a quello della distribuzione e dell’approvvigionamento di beni e servizi, fino a toccare la nostra vita privata, i rapporti sociali e professionali.

Comunicare, raccontare, proporre e infine vendere i propri prodotti in un mondo globalizzato e “aperto” sfruttando il web e le nuove tecnologie è la sfida del futuro, o meglio del presente.Leggere di più


Marketing digitale in Cina: i trend del momento

Per un'azienda italiana che vuole espandersi nel mercato del Far East, dotarsi di una strategia di marketing digitale in Cina è un must.

Questo perché nel corso degli ultimi anni, i rapporti commerciali tra Italia e Cina si sono intensificati.

Nel giro di un solo decennio il valore degli scambi commerciali tra i due paesi è quadruplicato, fino a raggiungere un valore di 45 miliardi di euro nel 2020.

Nonostante ciò, sono ancora molte le aziende che commerciano nel mercato cinese ma utilizzano o sfruttano al meglio canali digitali per promuovere i loro prodotti, e rischiano quindi di perdersi una fetta importante di clientela, vista la prominente crescita dell’utilizzo di sistemi di e-commerce e digital marketing per fare impresa al giorno d’oggi.

L’alto potenziale di crescita del marketing digitale in Cina

Guardando al report steso dall’accademia di marketing “Miaozhen”, il digital marketing in Cina sta crescendo secondo lo stesso andamento delle spese di marketing che stanno sostenendo le imprese che operano nel suddetto mercato, con una crescita, quindi, che si aggira intorno al 19%.

Un’osservazione interessante riguarda il paragone tra le imprese più giovani e quelle più mature: nonostante il budget delle prime sia minore, queste stanno investendo molto di più rispetto alle altre sul digital marketing, in quanto quelle più mature e con un budget maggiore prestano più attenzione all’immagine dell’azienda e al mantenimento di una relazione con i clienti.

La scelta delle imprese più piccole si traduce nel fatto che, nel mondo del web, video di breve durata, i social media e l’e-commerce riceveranno più attenzione in futuro, e si stima che occuperanno rispettivamente il 79%, il 77% e il 57% delle pubblicità.

Inoltre, gli inserzionisti reputano che la trasformazione digitale del marketing sia molto importante, difatti si sta espandendo l’uso dell’intelligenza artificiale per la creazione di contenuti pubblicitari creativi.

In particolare, analizzando il livello di applicazione digitale, risulta che l’attuale uso dell’e-commerce occupi il 30/40% delle strategie intraprese dagli advertisers.

Attualmente, nel marketing digitale cinese, molte sezioni sono ancora in via di sviluppo; quindi, c’è un ampio spazio di sviluppo e un alto potenziale per le imprese europee, ma soprattutto italiane, per entrare nel mercato digitale in Cina.

Sempre facendo riferimento al report, è previsto un tasso di crescita del marketing attraverso i social media in Cina del 18% nel 2022: si prevede che quasi la totalità degli advertisers, sia dei brand emergenti che di quelli maturi, aumenterà l’uso dei social media come strumento di marketing, focalizzandosi sull’uso di video di breve durata e usando profili social ufficiali per far conoscere l’azienda.

 

Guida per responsabili marketing e digital marketing

Gli strumenti fondamentali per il marketing digitale in Cina

Per analizzare più nel vivo l’importanza che assumono gli strumenti di digital marketing nel commercio con la Cina, secondo “China Internet Watch”, se nel 2012 il 49, 4% degli utenti cinesi ha guardato video sul proprio smartphone, oggi questa cifra è salita al 76.7% ed è destinata a salire sempre di più.

Va da sé, quindi, che se le imprese vogliono entrare nel mercato cinese, il quale sta crescendo sempre di più, e di conseguenza offre sempre più opportunità alle imprese, devono puntare sugli strumenti che i social media offrono, i quali sono:

 

  1. Video: L’utilizzo di video funziona e riesce ad attrarre l’attenzione del consumatore: è efficace perché offre un’esperienza a trecentosessanta gradi, utilizzando la parte visiva, il testo e l’audio. È interessante riportare l’esempio concreto di Tiffany & Co, la quale è riuscita a conquistare un’ampia fetta di mercato grazie all’utilizzo di video per promuovere i suoi prodotti fornendo un’immagine che si basa sulla figura di una donna emancipata e forte nella vita di tutti i giorni.
  2. WeChat: Un’altra risorsa che è fondamentale tenere in considerazione per sviluppare il proprio digital marketing in Cina è “Wechat”, l’app di messaggistica più usata in Cina, con oltre un miliardo di utenti attivi mensilmente. Non solo è possibile inviare messaggi, ma anche seguire individui e soprattutto account ufficiali di aziende, che possono registrarsi gratuitamente. Wechat, in Cina, può essere vista come la piattaforma social più adatta per attuare l’e-commerce in Cina, in quanto potenzia allo stesso tempo le attività social e quelle di e-commerce. Difatti, i cinesi passano molto tempo su questo social, ed è proprio tramite questo che è possibile raggiungere la quota maggiore di clienti: conviene alle aziende, e in questo contesto gli utenti sono più propensi a ricevere messaggi pubblicitari. Molte imprese hanno aperto degli shop online all’interno di WeChat.
  3. O2O: Una altra tendenza che sta andando per la maggiore in Cina è “O2O, Online-to-Offline Commerce”, un marketplace sia digitale che fisico. È del tutto innovativo, in quanto permette di ottenere la convergenza tra online e offline, eliminando la divisione tra negozio fisico ed e-commerce, facendo vivere al consumatore un’esperienza più completa possibile. È possibile, ad esempio, che un annuncio online a livello locale mostri all’utente in mobilità dove trovare un certo prodotto che ha cercato online di recente all’interno di un punto vendita vicino alla sua posizione. I consumatori scoprono i prodotti online, selezionando i prodotti che preferiscono e possono ora valutarli offline nella showroom dedicata o presso i negozi, l’intero processo è connesso digitalmente con account interattivi di WeChat e siti web. Questo permette quindi anche alle aziende europee, ma soprattutto italiane, di entrare nel commercio cinese pur essendo fisicamente distanti.
  4. QQ: Questo canale è prima di tutto una piattaforma di messaggistica istantanea, ma offre anche servizi aggiuntivi come e-mail, giochi, blog e pagamenti online. È molto utile per le aziende, in quanto consente di creare gruppi di interesse con i quali condividere contenuti, inoltre offre strumenti per l’analisi di marketing sui fan delle pagine ed inoltre è molto adatto all’email marketing.
  5. Campagne marketing Partecipative: Un altro interessante spunto riguarda la diretta partecipazione dei consumatori nelle campagne di marketing, i quali devono essere incoraggiati a partecipare attivamente: emblematico è il caso di Ferrari, che, sempre nel mercato cinese, ha chiesto ai partecipanti di un concorso che ha indetto di comporre una poesia che rappresentasse il brand, per poi regalare un orologio Ferrari ai primi tre vincitori. In particolare, i consumatori sono sempre più attivi e forniscono un importante apporto nella creazione di contenuti, rappresentando un utile spunto per la creazione di nuove idee. Quindi, attraverso l’uso dei social media per le proprie campagne di marketing, le imprese ottengono un duplice vantaggio: non solo fidelizzano i consumatori, sponsorizzando così indirettamente il proprio brand e i propri prodotti, ma riescono anche a sviluppare idee innovative di marketing utilizzando i consumatori stessi, quindi arrivando a sviluppare soluzioni più vicine al cliente.

 

Un potenziale da non lasciarsi sfuggire

Alla luce delle riflessioni e dei dati presentati, è evidente come i canali social stiano diventando sempre più importanti per raggiungere un’ampia parte della clientela, e che quindi le imprese, per stare al passo con il mercato e la concorrenza, e soprattutto per poter entrare nel mercato cinese che offre molte potenzialità e opportunità di alti profitti, debbano affidarsi all’e-marketing e all’e-commerce.

MC Marketing e Comunicazione può vantare partnership con realtà prestigiose dello scenario del marketing digitale in Cina ed è a tua disposizione qualora avrai bisogno di un aiuto per gettare le basi della tua strategia e farti diventare protagonista di questo mondo straordinario!


e-commerce in Europa

L'e-commerce in Europa, un'opportunità per l'export.

Una premessa

Negli ultimi due anni l'e-commerce in Europa ha registrato una crescita importante, complice anche la pandemia che ha costretto il mondo intero ad acquistare via internet non potendo accedere ai negozi materiali.

Il cambiamento nelle abitudini d'acquisto è diventato un'abitudine regolare per molti consumatori che continuano ad acquistare online e le indagini sembrano indicare come nel Vecchio Continente questa preferenza per l'acquisto online continui a crescere e a interessare fette sempre più grandi del mercato.

Una panoramica sull'e-commerce in Europa

Il rapporto pubblicato nel 2021 sull'e-commerce in Europa mostra come, fra tutte le suddivisioni geografiche del Vecchio Continente, sia la  l’Europa occidentale è la regione più forte in termini di fatturato nell’e-commerce B2C, detenendo il 64% del fatturato totale nel 2020. Al secondo posto segue l’Europa meridionale con il 16% del fatturato totale, mentre l’Europa centrale (8%), l’Europa settentrionale e orientale (entrambe 6%) sono ultime.

L'e-commerce in Europa si configura come un mercato ampio ma anche molto diversificato: le digital skills e le infrastrutture digitali non sono distribuite uniformemente nei paesi che compongono l'Unione.

Altri risultati chiave mostrano che l’uso di Internet in Europa è aumentato all’89% nel 2020, rispetto all’87% nel 2019 e all’85% nel 2018, con l’Europa occidentale (95%) che ha recuperato terreno rispetto al Nord Europa (96%). Il numero di acquirenti online è aumentato più rapidamente nel corso del 2020 rispetto agli ultimi 4 anni, con il 71% della popolazione che ha acquistato da un e-store (rispetto al 66% nel 2019 e al 64% nel 2018).

Per quanto riguarda i paesi che si distinguono per la percentuale più alta di e-shoppers, ossia di clienti di e-commerce in Europa, nelle prime 5 posizioni svettano:

  1. Regno Unito, con il 92% della popolazione che compra quotidianamente online
  2. Paesi Bassi, con il 91%
  3. Svizzera e Danimarca con il 90%
  4. Germania e Norvegia con l'87%
  5. Svezia con l'86%

L'Italia, con il suo 54% di popolazione e-shopper, si colloca nella bottom ten dei paesi europei. Un dato che dovrebbe farci riflettere, dal momento che l'Italia è tuttora la terza economia dell'Unione Europea.

Per quanto riguarda i principali prodotti e servizi che vengono acquistati in Europa, in prima posizione si colloca il settore dell'abbigliamento e degli accessori, segue l'entertainement con il mondo film (sia come download che come abbonamento a servizi di streaming) e segue in terza posizione l'acquisto di mobili e arredamento casa-giardino.

E da quali venditori ci si rivolge? In media i consumatori UE preferiscono acquistare dai venditori dello stesso stato d'appartenenza per poi preferire venditori di altri paesi UE (l'Italia pure rientra in questo trend: i consumatori italiani preferiscono acquistare principalmente da e-seller italiani e poi rivolgersi ad altri e-seller europei).

Ma se questi sono i comportamenti dei consumatori europei e le loro preferenze... cosa dire delle aziende europee? Occorre fare una distinzione tra piccole aziende e grandi aziende.

Piccole e medie imprese europee

Le piccole e medie imprese europee (si considerano piccole-medie imprese quelle realtà che impiegano dai 10 ai 249 dipendenti), mostrano più bassi livelli di implementazione di tecnologie digitali, nello specifico:

  • Solo il 20% circa delle pmi europee registra vendite con strumenti digitali;
  • Questo dato scende al 17% (per vendite B2C, per quanto riguarda le vendite B2B la percentuale si assesta al 14%)se si registrano solo vendite di web-sales, attraverso siti web, app o marketplaces;
  • Le PMI che fanno utilizzo di dati lavorati internamente tramite tecnologie di machine learning sono solo il 2%;
  • La percentuale di utilizzo di chatbot o assistenti virtuali per rispondere alle richieste dei clienti è del 2%;
  • Solo il 6% delle PMI fa utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale;

Grandi imprese

Le grandi imprese (si intendono quelle realtà con più di 250 dipendenti), la situazione cambia leggermente ma mostra sempre ampi margini di miglioramento:

  • Il 43% circa delle grandi imprese europee registra vendite con strumenti digitali;
  • Questo dato scende al 28% (per vendite B2C, per quanto riguarda le vendite B2B la percentuale si assesta al 18%)se si registrano solo vendite di web-sales, attraverso siti web, app o marketplaces;
  • Le grandi imprese che fanno utilizzo di dati lavorati internamente tramite tecnologie di machine learning sono solo il 11%;
  • La percentuale di utilizzo di chatbot o assistenti virtuali per rispondere alle richieste dei clienti è del 6%;
  • Mentre il 17% delle grandi imprese fa utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale;

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Una panoramica sugli e-store del Mercato Unico

Abbiamo gettato una luce sull'andamento dell'ecommerce in Europa e abbiamo visto le caratteristiche digitali delle pmi e grandi imprese, ora gettiamo uno sguardo sui tratti distintivi degli e-seller europei.

Quali canali usano? Quali sono i principali trends? Analizziamoli insieme.

Metodi di contatto

Essere reperibili è importante per poter offrire al cliente l'assistenza di cui ha bisogno.

In un mondo sempre dove le tecnologie aumentano, aumentano anche i touchpoints a disposizione e questo si rispecchia anche nel numero medio di canali che gli e-store europei mettono a disposizione dei clienti.

Il numero medio di opzioni di contatto è 3.3 e a seconda del settore, possono variare (nel settore moda va forte come strumento l'instant messaging, mentre i servizi di chat sono poco utilizzati negli e-store di beni alimentari).

Al netto delle differenze che variano da settore in settore, a livello generale questa è la classifica dei metodi di contatto più comunemente impiegati:

  1.  Telefono, con il 90% degli e-store che offre il servizio
  2. Indirizzo di posta elettronica, con il 74%
  3. Moduli di contatto, con il 66%
  4. Chat, con il 47%
  5. Instant messaging e VoIP, con l'11&
  6. Fax, con l'8%

Uso dei social nell'e-commerce in Europa

I social media sono parte integrante della nostra quotidianità e per questo motivo anche gli e-store europei sono presenti con pagine dedicate nei diversi social.

In questo caso, differenze si possono riscontrare non solo tra settore e settore ma anche a seconda dei paesi di appartenenza, in Nord Europa si registra una minore presenza di e-store su YouTube e Instagram, mentre in Europa Occidentale e Meridionale l'utilizzo di Twitter è più comune.

Un'altra particolarità risiede anche nella natura degli e-store stessi: quelli che sono multi canale e affiancano punti vendita al sito utilizzano in media più spesso Instagram e Youtube rispetto a chi è puramente dedicato alla vendita online.

A prescindere dalle differenze, però i canali social più utilizzati sono:

  1. Facebook, con il 93% degli e-store presenti
  2. Instagram, con il 77%
  3. Youtube, con il 66%
  4. Twittwr, con il 42&
  5. Pinterest, con il 20%
  6. Linkedin, con il 19%

Utilizzo di app

Quasi ogni persona nel Vecchio Continente ha a disposizione uno smartphone, ciò rappresenta un ulteriore canale per entrare in contatto diretto con potenziali clienti.

Non sorprende quindi che l'utilizzo di app sia diffuso tra gli e-store, soprattutto se è alto il numero di visitatori.

Circa il 93% di estore che vanta più di 200 milioni di visite annue, mettono a disposizione un app (46% su android, 45% ioS e 1% Huawei app).

L'utilizzo di app per dispositivi mobili nella scena dell'e-commerce in Europa è strettamente legato al settore, vediamo:

  • Beni alimentari, alcolici e cibo per animali, 72% degli e-store
  • Moda, accessori e calzature, 65%
  • Beni di consumo, 62%
  • Cura del corpo, igiene, farmaci, 55%
  • Libri, videogiochi, musica e film, 43%
  • Elettronica e accessori, 34%
  • Accessori sportivi, hobby e giocattoli, 31%
  • Utensili e oggettistica per la casa e il giardino, 28%
  • Accessori per i mezzi di trasporto (macchina, motocicli e biciclette), 21%

Riflessioni finali sull'e-commerce in Europa

Il mercato del e-commerce europeo rappresenta un ambiente dinamico dove si prospettano ampi margini di crescita. La popolazione è abituata ai canali digitali ed è generalmente abituata all'acquisto.

Immettersi in questo mercato con le giuste strategie di internazionalizzazione digitale può rappresentare un'occasione per sviluppare e diversificare l'export aziendale, sfruttando i vantaggi che il Mercato Unico offre alle imprese.

Noi di MC Marketing e Comunicazione lo sappiamo bene! Per questo siamo a tua disposizione per approfondire il tema, sia tramite contenuti gratuiti consultabili nella nostra Academy sia entrando in contatto direttamente con noi!


Il mondo Digital negli Stati Uniti

Alla scoperta del mondo digital negli Stati Uniti!

"Land of the free", prima economia del mondo... Gli USA sono una realtà straordinaria che pensiamo di conoscere bene ma che in realtà ci sfugge sempre un po'! Quando parliamo di digital negli Stati Uniti, quanto ne sappiamo veramente?

I canali di digital marketing sono diversi e numerosi e permettono di poter interagire o essere notato dal pubblico di destinazione.

Scegliere quale strumento usare o meno dipende soprattutto dalle caratteristiche mercato di riferimento. 

Ecco quindi che chi vende prodotti o servizi in un mercato frenetico e gigante come quello degli USA deve conoscere le caratteristiche basilari di questa realtà e seguire delle strategie di marketing, fondamentali per superare ostacoli e operare in un territorio molto diverso da quello italiano.

Nell'articolo di oggi, getteremo una prima luce sui canali e i metodi più utilizzati nel mondo digital a stelle e strisce!

Digital negli Stati Uniti: il Video Marketing

Il video marketing è un canale che sta riscontrando la crescita più rapida, infatti si stima che entro la fine del 2022, i video online rappresenteranno oltre l'82% di tutto il traffico Internet dei consumatori, 15 volte in più rispetto al 2017 (Cisco).

 

Rispetto agli altri strumenti digitali è probabilmente quello con il maggior potenziale. Il video va mantenuto breve e deve essere coinvolgente, per non far distogliere l’attenzione, soddisfare i tempi dei social media e fornendo comunque le informazioni necessarie in pochi secondi.

Non è un caso che il 72% delle persone ha affermato che preferirebbe conoscere un prodotto o servizio tramite video e l'84%, afferma di essere stato convinto ad acquistare un prodotto o servizio guardando il video di un brand (Optinmonster).

A confermare questo trend dell’importanza dei video nel social media marketing è insider intelligence, che ha recentemente pubblicato un articolo con le previsioni della spesa della pubblicità online. L’articolo evidenzia come i servizi AVOD (Advertisement based video on demand) abbiano avuto una crescita del 200% dal 2021 al 2022, confermando ancora il trend positivo per il formato video come principale mezzo di comunicazione e promozione online.

Digital negli Stati Uniti: Social Media Advertising

I social media sono una delle vie di comunicazione b2c e b2b principali per chiunque voglia far conoscere il proprio prodotto ad un pubblico interessato.

Negli Stati Uniti contiamo un pubblico di 270.1 milioni di persone che trascorrono mediamente 2h e 14m sulle piattaforme, dato in crescita se pensiamo che nel 2015 la media era di 1 ora e 50 minuti.

Ecco le piattaforme con i tempo di utilizzo più alti:

  • TikTok: 25 ore al mese
  • YouTube: 22 ore al mese
  • Facebook: 16 ore al mese
  • Instagram: 7 ore al mese
  • Messenger: 3 ore al mese

Stando ai dati, il 31.9% degli utenti utilizza i social per cercare nuovi brand e il 28.9% segue un brand sui social, per restare aggiornato e conoscere nuovi prodotti dei marchi. 

Inoltre la particolarità della pubblicità sui social media è la possibilità di personalizzare la pubblicità a seconda della categoria di utenti desiderata.

Questa selezione è possibile grazie all’enorme quantità di dati degli utenti che le piattaforme possiedono e che gli inserzionisti possono usare a proprio vantaggio.

 

Guida per responsabili marketing e digital marketing

Il mercato delle ads nei social media raggiungerà i 137 miliardi nel 2022 dopo avere già superato i 100 miliardi nel 202, questi numeri sono esemplificativi delle enormi potenzialità del mercato delle ads digitali.

Nel 2022 la spesa totale per la pubblicità sui social media da parte delle aziende statunitensi è prevista a poco meno di 63 miliardi di dollari. Ciò rappresenta un aumento dell'11,15% rispetto al 2021 e una leggera decelerazione del tasso di crescita rispetto all'anno precedente.
La spesa per i social media statunitensi è aumentata negli ultimi anni, registrando una crescita media annua del 24,6% dal 2017 al 2022.
Tutti i segnali indicano un'ulteriore, anche se più lenta, crescita della spesa pubblicitaria sui social media nei prossimi anni. Si prevede che la spesa supererà la soglia dei $ 70 miliardi nel 2024 prima di salire ulteriormente a $ 82 miliardi entro il 2025. Entro il 2026, è prevista a $ 88,3 miliardi. Nel quadriennio dal 2023 ad allora, tuttavia, i tassi di crescita medi annui dovrebbero rallentare all'8,8 per cento.

Digital negli Stati Uniti: Influencer Marketing

Chi sono gli influencer? Persone con un account social, che possiedono un ampio seguito di follower fedeli ai quali raccontano della loro vita con post, foto, video ecc..

E’ proprio il loro essere influenti che li rende un canale pubblicitario molto efficace che porta i prodotti di fronte a un mercato target altamente coinvolto.

Questa forte fiducia convince le persone ad acquistare prodotti e servizi, che ascolteranno le opinioni degli influencer, agendo in base alle loro raccomandazioni.

Come utilizzare gli influencer per le proprie campagne?

L'influencer marketing, può essere un vantaggio per il tuo marchio in diversi modi:

  • Puoi chiedere agli influencer di fare un video sponsorizzato o pubblicare sui loro canali promozionali;
  • Puoi inviare gratuitamente i tuoi prodotti affinché vengano promossi;
  • Lanciare prodotti o contenuti collaborativi;
  • Sollecitare recensioni inviando omaggi agli influencer;
  • Organizzare concorsi e omaggi e pubblicizzarli con gli influencer o aggiungere i prodotti al loro concorso di omaggi;
  • Avere un influencer che "prenda il controllo" delle piattaforme social;
  • Coinvolgere gli influencer come ambasciatori del marchio a lungo termine;

Queste persone possono rendere la percezione del marchio più accessibile e riconoscibile, aiutando così ad ottenere nuovi follower di alta qualità e comunicare in modo efficace i tuoi valori.

Negli Stati Uniti il mercato ha avuto una crescita costante, arrivando a 9,7 miliardi di dollari nel 2020 e 13,8 miliardi di dollari nel 2021.Quest'anno, si prevede che il mercato si espanderà a un enorme settore da 16,4 miliardi di dollari. 

Ma a cosa si deve esattamente questa crescita? La risposta è nei social media.

La crescente popolarità dei formati video brevi su piattaforme come TikTok, Facebook e YouTube, sommati all'effetto della pandemia globale sui consumatori, sono la causa principale dell'enorme crescita di questo canale di promozione.

Email Marketing

Questo canale marketing non è sicuramente tra i più recenti, ma non per questo perde la sua efficacia.

A differenza dei social media, la mail è un canale più stabile, poiché non presenta algoritmi, e dunque viene ricevuta dall’85% delle persone a cui si invia. 

Offre la possibilità di comunicare direttamente con gli utenti, di inviare materiale personalizzato e dispone di uno dei più alti ritorni sull'investimento (ROI) di qualsiasi canale di marketing.

I numeri dell'email marketing negli USA

Oltre il 91% degli utenti Internet americani possiede un account di posta elettronica e questo ci induce a non trascurare questo canale di mercato. Inoltre i rispetto al tasso di coinvolgimento dello 0,6% dei social media (Facebook, Instagram e Twitter), le mail aperte in media sono pari al 22% delle inviate.

Le attività che si possono svolgere con l’email marketing sono:

  • Crea newsletter per condividere informazioni rilevanti o educare il pubblico;
  • E-mail di follow-up per ricordare ai visitatori del sito Web, gli articoli lasciati nei propri carrelli oppure confermare gli acquisti con le ricevute;
  • Email di benvenuto per i nuovi clienti;
  • Contenuti promozionali che annunciano nuovi lanci, eventi speciali, sconti o omaggi;
  • Richiedere/condividere recensioni e Feedback;

 


personal branding

Personal branding: perché metterci la faccia è importante!

Nelle piazze affollatissime del web e dei social distinguersi è una sfida! Ecco che il personal branding si rivela una strategia vincente!

Se è vero (come è vero), che nessuno è uguale all'altro, puntare sulle nostre caratteristiche uniche, personali, professionali e valoriali, ci permetterà di rendere unico e facilmente riconoscibile anche il nostro brand.

Ma per fare ciò, non bisogna avere paura di metterci la faccia!

Come creare un personal branding efficace

Cosa si intende per personal branding? Con questa espressione ci riferiamo a tutte quelle strategie e azioni volte a promuovere l’immagine di noi stessi, ponendo l’attenzione sia sulle nostre hard skills sia sulle nostre soft skills.

La parola branding ci suggerisce che la promozione del nostro profilo umano e professionale deve seguire le stesse logiche e strategie di promozione di qualsiasi brand: ciò comporta che la nostra immagine debba essere promossa, comunicata e posizionata nella mente del consumatore.

Facile a scriversi ma non a farsi, starai pensando! Non temere fai affidamento a questa lista di passaggi per costruire la tua strategia:

  1. Identificare il target di riferimento, magari tramite l'utilizzo di Buyer Personas;
  2. Selezionare gli strumenti da utilizzare per la tua strategia di personal branding;
  3. Definire i tratti peculiari che ti distinguono dai competitor evidenziando non solo le tue competenze professionali ma anche le tue attitudini e caratteristiche personali;
  4. Essere te stesso e non peccare di arroganza: per quanto la tua vita sia costellata di successi e soddisfazioni, il pubblico apprezza le persone che riescono a essere umili e amichevoli;
  5. Creare un’identità online coerente e che sia facilmente identificabile: utilizzare le stesse foto profilo, gli stessi colori, lo stesso claim sui diversi social (Instagram, LinkedIn, Facebook, ecc.);
  6. Creare contenuti originali e di valore per il pubblico target, condividendo la tua conoscenza ed esperienza;

Una volta aver fatto chiarezza su questi punti, sarà più semplice identificare in linguaggio adeguato e creare lo storytelling adatto per arrivare non solo alla mente ma anche al cuore del tuo pubblico.

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Alcuni strumenti per fare Personal Branding nel mondo digitale

Implementare strategie di personal branding nel mondo digital a primo acchito, potrebbe non essere l’attività più facile del mondo e causare un certo spaesamento!

Fortunatamente, gli strumenti che possono aiutarci a rendere questo compito meno complicato, ci sono! I più utilizzati sono:

Brand storytelling

La narrazione del brand è una tecnica molto valida per il personal branding.

 

Questa strategia di comunicazione ha come obiettivo quello di promuovere la persona/azienda, trasmettendo ciò che fa e ciò in cui crede, riuscendo a creare un collegamento emotivo con il pubblico.

La strategia di brand storytelling non si propone di promuovere un’azienda o una persona affinché rimanga nelle menti delle persone, ma affinché rimanga nel loro cuore.

È risaputo, infatti, che la memoria è emozionale: il nostro cervello tende a ricordare, in modo più vivido e duraturo, circostanze ed eventi che hanno suscitato una reazione emotiva.

Un esempio efficace di brand storytelling è quello di IKEA Next Generation.

Ikea ha sempre dovuto gestire il problema dell’associazione del marchio alla bassa qualità; per risolverlo, la multinazionale svedese ha deciso di realizzare uno spot in cui vengono mostrati momenti di vita di persone comuni, focalizzandosi sulla longevità dei prodotti.

Lo spot fa leva sul sentimento di nostalgia, suscitato da una poltrona che passa di generazione in generazione: da economico e di breve durata, il prodotto Ikea diventa un valore da tramandare.

SEO (Search Engine Optimization)

Per fare personal branding è fondamentale far sì che le persone trovino il tuo sito. Il nome del tuo brand diventa così una keyword e si sa, più una keyword è generica e semplice più essere difficile scavalcare i competitor e farsi trovare facilmente nei motori di ricerca.

Le tecniche di SEO permettono di aumentare la visibilità del tuo sito web e migliorarne il posizionamento tra i risultati organici.

Studio di parole chiave secondarie, creazione di contenuti ad hoc sulle parole chiave, ottimizzazione in ottica SEO di ogni pagina e contenuto del sito... tutte queste attività ti aiuteranno a posizionare al meglio il tuo brand nelle prime pagine dei motori di ricerca!

E se  qualora il posizionamento organico non ti dovesse bastare... puoi sempre optare per gli annunci a pagamento attraverso le tecniche di SEM, come vedremo tra poco!

Search Engine Marketing

Il Search Engine Marketing (SEM) è un’altra strategia molto valida per aumentare la visibilità del tuo sito web. Si tratta di un’attività di

 

advertising online che si occupa della realizzazione di annunci a pagamento, sia sui motori di ricerca sia sui siti partner che sui social media:

  • Se si parla di annunci nei social network parliamo di Social ADS
  • Se si parla di annunci nei motori di ricerca parliamo di Search Engine Advertising (SEA)

Vale la pena fare un breve approfondimento sui due tipi principali di SEA che sono:

  1. keyword advertising
  2. display advertising

Il keyword advertising è un tipo di pubblicità basata sulla scelta di parole chiave. Quando il cliente cerca una parola chiave acquistata dall’inserzionista, il motore di ricerca restituisce come risultati i contenuti organici affiancati a quelli a pagamento proposti dall’inserzionista.

Invece, il display advertising utilizza spazi acquistati dall’inserzionista all’interno di una pagina di interesse per l’utente al quale l’inserzionista vuole promuovere un contenuto o prodotto/servizio.

Il vantaggio di utilizzare la SEA è che permette di generare traffico verso il sito o profili social in maniera estremamente più rapida che con la SEO, a patto però che si sia disposti a investire un po'.

I vantaggi di ricorrere al Personal Branding

Dopo aver chiarito cos’è il personal branding e visto gli strumenti che possono aiutarci a realizzare una strategia volta a promuovere la nostra immagine e quella del nostro brand, andiamo a vedere i vantaggi legati al personal branding!

  1. Visibilità> realizzare contenuti mirati sul proprio sito web e sulle proprie pagine social garantisce una maggiore esposizione sul web, e quindi un aumento di contatti e interazioni;
  2. Reputazione> grazie alle azioni di personal branding, utenti e clienti hanno la possibilità di sapere tutto di te: i tuoi punti di forza, i valori, i successi, e le aspirazioni.
  3. Awareness (consapevolezza)> una maggiore notorietà e reputazione porterà il pubblico a provare un maggior senso di fiducia nei tuoi confronti.
  4. Partnership> l’aumento dei contatti e delle interazioni porta a intrattenere delle collaborazioni con altri professionisti e imprese.
  5. Competenze> implementare strategie di personal branding comporta l’acquisizione di nuove conoscenze nell’ambito del marketing e del digital, e il miglioramento delle proprie doti comunicative e relazionali.
  6. Competitività> non tutti sono interessati o riescono a implementare strategie di personal branding; pertanto, chi investe in questo ambito ha un vantaggio competitivo sugli altri.
  7. Professionalità > gli utenti/clienti percepiscono la serietà e la voglia di fare della persona/brand.

Per concludere

In conclusione, il personal branding permette la creazione di un’immagine di noi stessi coerente e incisiva, capace di far risaltare le nostre peculiarità e i tratti che ci distinguono dalla concorrenza.

Inoltre ci offre la possibilità di intrattenere un rapporto diretto con gli utenti che diventano protagonisti di una relazione non soltanto commerciale ma umana.

Il personal branding infatti focalizza l’attenzione sull’emozione, sull’empatia, e la reciprocità, ed è tutto questo che la rende una delle strategie di marketing più importanti ed efficaci.

Alla luce di quanto detto, possiamo affermare – senza riserve – che il personal branding è un ottimo alleato per noi stessi e il nostro brand.


Guida Pinterest azienda

Pinterest: una guida al social per le aziende

Che cos’è Pinterest

 

Pinterest è una piattaforma social basata sulla condivisione di contenuti, chiamati Pin, nella quale i creatori/utenti sono chiamati Pinner. Il nome del social network deriva dall'unione delle parole inglesi pin (spillo, puntina) e interest (interesse). Leggere di più


Il web design per la tua azienda

Alla scoperta del web design, il design digitale per le aziende.

CHE COS'È IL WEB DESIGN  

Il web design è un settore ibrido che comprende differenti discipline, ma soprattutto è una attività di scrittura e configurazione. 

Viene definito anche con il termine web-architecture, perché la sua terminologia presenta dei termini che derivano dall'architettura (es. portali, piazze elettroniche, interfaccia). Tuttavia, anche se è formato da strutture fisse, la sua realtà è tutt'altro che statica e presenta molti termini che rimandano alla mobilità (es. processi progressivi e dinamici, navigator, explorer). 

Con web design si intende “la progettazione di artefatti comunicativi (applicativi) fruiti sul world wide web, per mezzo di un browser o di un altro software basato su tecnologie web” 

La progettazione, nelle mani dei web designer, ha per oggetto pagine, siti e applicazioni web ed è per sua natura multi-modale, in quanto manipola i diversi strumenti. L’attività coinvolge una gamma di attività operative appartenenti a diverse branche della comunicazione.  Leggere di più


web 3.0

Web 3.0, la Rete si evolve al passo con le tecnologie!

Web 3.0, il web sta assumendo una nuova forma!

Il termine web 3.0 comincia ad uscire dagli spazi riservati agli addetti ai lavori, configurandosi quasi come la nuova "parola del momento".

Ma perché se ne parla proprio ora? E con tanta insistenza? troverai le risposte a queste domande (e tante altre informazioni interessanti) in questo articolo!

Perché proprio 3.0?

La prima reazione che abbiamo leggendo web 3.0, se non siamo esperti del settore, è la seguente: "Ah... Siamo già a 3? E il 2?"

Questo perché siamo abituati a pensare al web come qualcosa di dato, immutabile, più che uno strumento in sé lo concepiamo come qualcosa di metafisico  e trascendente.

Nel nostro immaginario, a cambiare non è il  web in sé ma gli strumenti che utilizziamo per accedere a questa "altra-dimensione".

Il web però non è una dimensione parallela quanto in realtà uno spazio digitale che vive e prospera basandosi su determinate tecnologie, al cambiare di esse cambia lo spazio.

Il web non è qualcosa di immutabile, ma per sua natura è dentro un ciclo di nascita-sviluppo-morte-rinascita, al passo con gli strumenti a disposizione.

Certo questi cicli non sono eclatanti e distruttivi, anzi noi stessi viviamo i momenti di transizione in uno stato di "beata ignoranza" e, mentre il web si rivoluziona, noi continuiamo ad usarlo senza notare le differenze, dandoci l'impressione che ha cambiare sono solo i computer o i telefoni.

I cicli del web

Ma visto che ormai abbiamo capito che il web vive e si evolve, è utile fare un ripasso sulla sua storia, per meglio capire da dove siamo arrivati e quali sono le opportunità che si aprono con i cambiamenti in atto.

Web 1.0

La nostra storia comincia agli inizi degli anni '90 (anche se chi dice già dal 1989... Comunque per capirci nell'ultima decade del Secondo Millennio), gli anni in cui nasceva il World Wide Web e cominciava ad entrare nel quotidiano delle nostre vite.

Se vi ricordate, all'epoca i siti erano molto semplici e limitati nello scopo.

Erano strumenti utilizzati per far passare messaggi e infatti nel mondo anglosassone il Web 1.0 è conosciuto anche con il  termine di "the read-only web" ossia "il web solo da leggere [e basta n.d.r.]".

Questo perché gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia al grande pubblico erano semplici e dalle capacità limitate.

Web 2.0

Anche se le capacità della tecnologia di inizio anni '90 erano limitate, non significa che non fossero rivoluzionarie e infatti, nel corso di 10 anni, hanno messo le basi per la prima evoluzione del Web!

Il termine Web 2.0 comincia ad essere di dominio pubblico dal 2005, ed identifica la seconda fase dell'era Internet.

Una fase basata sull'interazione tra sito e utente ma non solo! Anche sulla maggiore partecipazione degli stessi nella creazione dei contenuti.

È l'internet dei blog, dei social network come MSN e Myspace prima, Facebook, Youtube e Tumblr dopo.

In questo web, che in alcuni circoli chiamano "read/write web" ("web leggi e scrivi"), è quello che ha visto nascere anche i marketplace e ha dato alle aziende l'opportunità di crescere nella Rete.

Tuttavia non è tutto rosa e fiori: le grandi opportunità che questo Web offre sono comunque limitate dalla regolamentazione delle Big Tech, le grandi aziende informatiche che mettono a disposizione le piattaforme digitali in cui muoversi in questo web.

Web 3.0

E arriviamo ora alla trasformazione in atto ora, quella del Web 3.0.

Alla base di questa trasformazione c'è una tecnologia di cui si sente molto parlare ma che sembra ancora avvolta nel mistero, la blockchain.

Questo nuovo tipo di Web nasce dalla volontà di un numero sempre maggiore di utenti di poter aggirare i limiti delle Big Tech, e poter usufruire dei contenuti che creano nel web anche nella veste di proprietari (perché adesso, tutto quello che facciamo e/o condividiamo sui social network non è di nostra proprietà ed e soggetto ai termini di utilizzo delle piattaforme).

Il web 3.0 vuole porsi come il web del "read/write/own" ("leggi/scrivi/possiedi" ossia consulta, crea contenuti e sii proprietario dei tuoi dati).


L'unicità di questa nuova forma di web

Questa nuova fase si differenzia dalle precedenti perché anziché utilizzare solo piattaforme tecnologiche gratuite in cambio dei nostri dati, gli utenti possono partecipare alla governance e al funzionamento dei protocolli stessi.

Ciò significa che le persone possono diventare partecipanti e azionisti, non solo clienti o prodotti.

Anziché utilizzare solo piattaforme tecnologiche gratuite in cambio dei nostri dati, gli utenti possono partecipare alla governance e al funzionamento dei protocolli stessi.

Ciò significa che le persone possono diventare partecipanti e azionisti, non solo clienti o prodotti.

In Web 3, queste condivisioni sono chiamate token o criptovalute e rappresentano la proprietà di reti decentralizzate note come blockchain.

Se possiedi abbastanza di questi token, hai voce in capitolo sulla rete.

I titolari di token di governance possono spendere i loro beni per votare sul futuro, ad esempio, di un protocollo di prestito decentralizzato.

I fautori di questo nuovo Web stressano questa maggiore democraticità, rispetto al web 2.0, dove le decisioni sul funzionamento del sistema e cosa sia lecito o meno è a discrezione delle singole aziende.

Che il web nella sua terza dimensione rappresenti un ecosistema digitale meno verticale e più orizzontale è innegabile, ma dobbiamo sempre fare attenzione: non necessariamente si arriverà ad una democrazia dell’uno vale uno.

Se l’accesso e la voce in capitolo sulle decisioni da prendere sono vincolate al possesso di una certa quantità di token, più che una democrazia avremmo un suffragio censitario.

E se da una parte è  sempre meglio di un oligarchia di aziende, dall’altra è ancora molto lontano da una forma di democrazia genuina.

Ma qui si apre una riflessione filosofico-politica del web che, seppur necessaria, non può essere trattata in questa breve e semplice introduzione al tema.

Cosa si può fare nel Web 3

Il Web 3 rende possibile la proliferazione di strutture di governance cooperativa per prodotti un tempo centralizzati. 

Qualsiasi cosa può essere tokenizzata (ossia ridotti in un token o codice), che si tratti di un meme, un'opera d'arte, l'output dei social media di una persona o i biglietti per un evento.

E a cosa serve un token, ti chiederai giustamente.

Beh, innanzitutto il token risolve il problema dei diritti d'autore, perché esso sarà legato al portafoglio digitale dell'utente del web 3.0 che essendone il proprietario potrà godere dell'aumento di valore del token, anziché lasciare questa rendita passiva al proprietario della piattaforma social, come avviane ora nel web 2.0, soprattutto sotto forma di dati profilazione che vengono rivenduti.

 

Le funzionalità del Web 3.0 giocano molto sul concetto di identità digitale e immediatezza, si stanno sviluppando sistemi di smart contract per rendere più spedite le attività finanziarie.

L'identità digitale legata al portafoglio elettronico invece, ci da la possibilità di accedere a tutti gli account e siti costruiti sul web 3, liberandoci dal vincolo delle password.

I vantaggi del Web 3.0

  • Interoperabilità: Noi utenti saremo in grado di accedere ai dati su molte app utilizzando le tecnologie Web 3.0 anziché essere limitati a un'unica piattaforma. 
  • Permissionless Blockchain: Con la tecnologia Web 3.0, non sarà necessario avere un'autorità centrale per una blockchain. Chiunque può aderire e partecipare alla rete. Ciò eliminerebbe la possibilità che alle persone venga negato l'accesso in base al sesso, al reddito, all'orientamento sessuale, alla posizione geografica, ecc.
  • Pro-privacy e anti-monopolio: L'attenzione ad una rete decentralizzata che mette al centro l'utente come proprietario invece che semplice utilizzatore, toglie potere alle realtà che si basano sulla centralizzazione e il possesso dei dati degli utenti, promuovendo pratiche di business anti-monopolio.

Conclusioni... per ora!

Il web 3.0 è una realtà in formazione e le possibilità sono numerose e non finiscono certo qui! Ma noi di MC Marketing e Comunicazione crediamo sia importante far nascere un dibattito.

Perché soltanto con un dibatto serio e consapevole, saremo in grado di indirizzare il cambiamento nella giusta direzione!

Quindi aspettatevi altre comunicazioni da parte nostra su questo tema! Iscrivetevi alla newsletter per non perdervi le novità!


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