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e-commerce in Europa

L'e-commerce in Europa, un'opportunità per l'export.

Una premessa

Negli ultimi due anni l'e-commerce in Europa ha registrato una crescita importante, complice anche la pandemia che ha costretto il mondo intero ad acquistare via internet non potendo accedere ai negozi materiali.

Il cambiamento nelle abitudini d'acquisto è diventato un'abitudine regolare per molti consumatori che continuano ad acquistare online e le indagini sembrano indicare come nel Vecchio Continente questa preferenza per l'acquisto online continui a crescere e a interessare fette sempre più grandi del mercato.

Una panoramica sull'e-commerce in Europa

Il rapporto pubblicato nel 2021 sull'e-commerce in Europa mostra come, fra tutte le suddivisioni geografiche del Vecchio Continente, sia la  l’Europa occidentale è la regione più forte in termini di fatturato nell’e-commerce B2C, detenendo il 64% del fatturato totale nel 2020. Al secondo posto segue l’Europa meridionale con il 16% del fatturato totale, mentre l’Europa centrale (8%), l’Europa settentrionale e orientale (entrambe 6%) sono ultime.

L'e-commerce in Europa si configura come un mercato ampio ma anche molto diversificato: le digital skills e le infrastrutture digitali non sono distribuite uniformemente nei paesi che compongono l'Unione.

Altri risultati chiave mostrano che l’uso di Internet in Europa è aumentato all’89% nel 2020, rispetto all’87% nel 2019 e all’85% nel 2018, con l’Europa occidentale (95%) che ha recuperato terreno rispetto al Nord Europa (96%). Il numero di acquirenti online è aumentato più rapidamente nel corso del 2020 rispetto agli ultimi 4 anni, con il 71% della popolazione che ha acquistato da un e-store (rispetto al 66% nel 2019 e al 64% nel 2018).

Per quanto riguarda i paesi che si distinguono per la percentuale più alta di e-shoppers, ossia di clienti di e-commerce in Europa, nelle prime 5 posizioni svettano:

  1. Regno Unito, con il 92% della popolazione che compra quotidianamente online
  2. Paesi Bassi, con il 91%
  3. Svizzera e Danimarca con il 90%
  4. Germania e Norvegia con l'87%
  5. Svezia con l'86%

L'Italia, con il suo 54% di popolazione e-shopper, si colloca nella bottom ten dei paesi europei. Un dato che dovrebbe farci riflettere, dal momento che l'Italia è tuttora la terza economia dell'Unione Europea.

Per quanto riguarda i principali prodotti e servizi che vengono acquistati in Europa, in prima posizione si colloca il settore dell'abbigliamento e degli accessori, segue l'entertainement con il mondo film (sia come download che come abbonamento a servizi di streaming) e segue in terza posizione l'acquisto di mobili e arredamento casa-giardino.

E da quali venditori ci si rivolge? In media i consumatori UE preferiscono acquistare dai venditori dello stesso stato d'appartenenza per poi preferire venditori di altri paesi UE (l'Italia pure rientra in questo trend: i consumatori italiani preferiscono acquistare principalmente da e-seller italiani e poi rivolgersi ad altri e-seller europei).

Ma se questi sono i comportamenti dei consumatori europei e le loro preferenze... cosa dire delle aziende europee? Occorre fare una distinzione tra piccole aziende e grandi aziende.

Piccole e medie imprese europee

Le piccole e medie imprese europee (si considerano piccole-medie imprese quelle realtà che impiegano dai 10 ai 249 dipendenti), mostrano più bassi livelli di implementazione di tecnologie digitali, nello specifico:

  • Solo il 20% circa delle pmi europee registra vendite con strumenti digitali;
  • Questo dato scende al 17% (per vendite B2C, per quanto riguarda le vendite B2B la percentuale si assesta al 14%)se si registrano solo vendite di web-sales, attraverso siti web, app o marketplaces;
  • Le PMI che fanno utilizzo di dati lavorati internamente tramite tecnologie di machine learning sono solo il 2%;
  • La percentuale di utilizzo di chatbot o assistenti virtuali per rispondere alle richieste dei clienti è del 2%;
  • Solo il 6% delle PMI fa utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale;

Grandi imprese

Le grandi imprese (si intendono quelle realtà con più di 250 dipendenti), la situazione cambia leggermente ma mostra sempre ampi margini di miglioramento:

  • Il 43% circa delle grandi imprese europee registra vendite con strumenti digitali;
  • Questo dato scende al 28% (per vendite B2C, per quanto riguarda le vendite B2B la percentuale si assesta al 18%)se si registrano solo vendite di web-sales, attraverso siti web, app o marketplaces;
  • Le grandi imprese che fanno utilizzo di dati lavorati internamente tramite tecnologie di machine learning sono solo il 11%;
  • La percentuale di utilizzo di chatbot o assistenti virtuali per rispondere alle richieste dei clienti è del 6%;
  • Mentre il 17% delle grandi imprese fa utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale;

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Una panoramica sugli e-store del Mercato Unico

Abbiamo gettato una luce sull'andamento dell'ecommerce in Europa e abbiamo visto le caratteristiche digitali delle pmi e grandi imprese, ora gettiamo uno sguardo sui tratti distintivi degli e-seller europei.

Quali canali usano? Quali sono i principali trends? Analizziamoli insieme.

Metodi di contatto

Essere reperibili è importante per poter offrire al cliente l'assistenza di cui ha bisogno.

In un mondo sempre dove le tecnologie aumentano, aumentano anche i touchpoints a disposizione e questo si rispecchia anche nel numero medio di canali che gli e-store europei mettono a disposizione dei clienti.

Il numero medio di opzioni di contatto è 3.3 e a seconda del settore, possono variare (nel settore moda va forte come strumento l'instant messaging, mentre i servizi di chat sono poco utilizzati negli e-store di beni alimentari).

Al netto delle differenze che variano da settore in settore, a livello generale questa è la classifica dei metodi di contatto più comunemente impiegati:

  1.  Telefono, con il 90% degli e-store che offre il servizio
  2. Indirizzo di posta elettronica, con il 74%
  3. Moduli di contatto, con il 66%
  4. Chat, con il 47%
  5. Instant messaging e VoIP, con l'11&
  6. Fax, con l'8%

Uso dei social nell'e-commerce in Europa

I social media sono parte integrante della nostra quotidianità e per questo motivo anche gli e-store europei sono presenti con pagine dedicate nei diversi social.

In questo caso, differenze si possono riscontrare non solo tra settore e settore ma anche a seconda dei paesi di appartenenza, in Nord Europa si registra una minore presenza di e-store su YouTube e Instagram, mentre in Europa Occidentale e Meridionale l'utilizzo di Twitter è più comune.

Un'altra particolarità risiede anche nella natura degli e-store stessi: quelli che sono multi canale e affiancano punti vendita al sito utilizzano in media più spesso Instagram e Youtube rispetto a chi è puramente dedicato alla vendita online.

A prescindere dalle differenze, però i canali social più utilizzati sono:

  1. Facebook, con il 93% degli e-store presenti
  2. Instagram, con il 77%
  3. Youtube, con il 66%
  4. Twittwr, con il 42&
  5. Pinterest, con il 20%
  6. Linkedin, con il 19%

Utilizzo di app

Quasi ogni persona nel Vecchio Continente ha a disposizione uno smartphone, ciò rappresenta un ulteriore canale per entrare in contatto diretto con potenziali clienti.

Non sorprende quindi che l'utilizzo di app sia diffuso tra gli e-store, soprattutto se è alto il numero di visitatori.

Circa il 93% di estore che vanta più di 200 milioni di visite annue, mettono a disposizione un app (46% su android, 45% ioS e 1% Huawei app).

L'utilizzo di app per dispositivi mobili nella scena dell'e-commerce in Europa è strettamente legato al settore, vediamo:

  • Beni alimentari, alcolici e cibo per animali, 72% degli e-store
  • Moda, accessori e calzature, 65%
  • Beni di consumo, 62%
  • Cura del corpo, igiene, farmaci, 55%
  • Libri, videogiochi, musica e film, 43%
  • Elettronica e accessori, 34%
  • Accessori sportivi, hobby e giocattoli, 31%
  • Utensili e oggettistica per la casa e il giardino, 28%
  • Accessori per i mezzi di trasporto (macchina, motocicli e biciclette), 21%

Riflessioni finali sull'e-commerce in Europa

Il mercato del e-commerce europeo rappresenta un ambiente dinamico dove si prospettano ampi margini di crescita. La popolazione è abituata ai canali digitali ed è generalmente abituata all'acquisto.

Immettersi in questo mercato con le giuste strategie di internazionalizzazione digitale può rappresentare un'occasione per sviluppare e diversificare l'export aziendale, sfruttando i vantaggi che il Mercato Unico offre alle imprese.

Noi di MC Marketing e Comunicazione lo sappiamo bene! Per questo siamo a tua disposizione per approfondire il tema, sia tramite contenuti gratuiti consultabili nella nostra Academy sia entrando in contatto direttamente con noi!


Il mondo Digital negli Stati Uniti

Alla scoperta del mondo digital negli Stati Uniti!

"Land of the free", prima economia del mondo... Gli USA sono una realtà straordinaria che pensiamo di conoscere bene ma che in realtà ci sfugge sempre un po'! Quando parliamo di digital negli Stati Uniti, quanto ne sappiamo veramente?

I canali di digital marketing sono diversi e numerosi e permettono di poter interagire o essere notato dal pubblico di destinazione.

Scegliere quale strumento usare o meno dipende soprattutto dalle caratteristiche mercato di riferimento. 

Ecco quindi che chi vende prodotti o servizi in un mercato frenetico e gigante come quello degli USA deve conoscere le caratteristiche basilari di questa realtà e seguire delle strategie di marketing, fondamentali per superare ostacoli e operare in un territorio molto diverso da quello italiano.

Nell'articolo di oggi, getteremo una prima luce sui canali e i metodi più utilizzati nel mondo digital a stelle e strisce!

Digital negli Stati Uniti: il Video Marketing

Il video marketing è un canale che sta riscontrando la crescita più rapida, infatti si stima che entro la fine del 2022, i video online rappresenteranno oltre l'82% di tutto il traffico Internet dei consumatori, 15 volte in più rispetto al 2017 (Cisco).

 

Rispetto agli altri strumenti digitali è probabilmente quello con il maggior potenziale. Il video va mantenuto breve e deve essere coinvolgente, per non far distogliere l’attenzione, soddisfare i tempi dei social media e fornendo comunque le informazioni necessarie in pochi secondi.

Non è un caso che il 72% delle persone ha affermato che preferirebbe conoscere un prodotto o servizio tramite video e l'84%, afferma di essere stato convinto ad acquistare un prodotto o servizio guardando il video di un brand (Optinmonster).

A confermare questo trend dell’importanza dei video nel social media marketing è insider intelligence, che ha recentemente pubblicato un articolo con le previsioni della spesa della pubblicità online. L’articolo evidenzia come i servizi AVOD (Advertisement based video on demand) abbiano avuto una crescita del 200% dal 2021 al 2022, confermando ancora il trend positivo per il formato video come principale mezzo di comunicazione e promozione online.

Digital negli Stati Uniti: Social Media Advertising

I social media sono una delle vie di comunicazione b2c e b2b principali per chiunque voglia far conoscere il proprio prodotto ad un pubblico interessato.

Negli Stati Uniti contiamo un pubblico di 270.1 milioni di persone che trascorrono mediamente 2h e 14m sulle piattaforme, dato in crescita se pensiamo che nel 2015 la media era di 1 ora e 50 minuti.

Ecco le piattaforme con i tempo di utilizzo più alti:

  • TikTok: 25 ore al mese
  • YouTube: 22 ore al mese
  • Facebook: 16 ore al mese
  • Instagram: 7 ore al mese
  • Messenger: 3 ore al mese

Stando ai dati, il 31.9% degli utenti utilizza i social per cercare nuovi brand e il 28.9% segue un brand sui social, per restare aggiornato e conoscere nuovi prodotti dei marchi. 

Inoltre la particolarità della pubblicità sui social media è la possibilità di personalizzare la pubblicità a seconda della categoria di utenti desiderata.

Questa selezione è possibile grazie all’enorme quantità di dati degli utenti che le piattaforme possiedono e che gli inserzionisti possono usare a proprio vantaggio.

 

Guida per responsabili marketing e digital marketing

Il mercato delle ads nei social media raggiungerà i 137 miliardi nel 2022 dopo avere già superato i 100 miliardi nel 202, questi numeri sono esemplificativi delle enormi potenzialità del mercato delle ads digitali.

Nel 2022 la spesa totale per la pubblicità sui social media da parte delle aziende statunitensi è prevista a poco meno di 63 miliardi di dollari. Ciò rappresenta un aumento dell'11,15% rispetto al 2021 e una leggera decelerazione del tasso di crescita rispetto all'anno precedente.
La spesa per i social media statunitensi è aumentata negli ultimi anni, registrando una crescita media annua del 24,6% dal 2017 al 2022.
Tutti i segnali indicano un'ulteriore, anche se più lenta, crescita della spesa pubblicitaria sui social media nei prossimi anni. Si prevede che la spesa supererà la soglia dei $ 70 miliardi nel 2024 prima di salire ulteriormente a $ 82 miliardi entro il 2025. Entro il 2026, è prevista a $ 88,3 miliardi. Nel quadriennio dal 2023 ad allora, tuttavia, i tassi di crescita medi annui dovrebbero rallentare all'8,8 per cento.

Digital negli Stati Uniti: Influencer Marketing

Chi sono gli influencer? Persone con un account social, che possiedono un ampio seguito di follower fedeli ai quali raccontano della loro vita con post, foto, video ecc..

E’ proprio il loro essere influenti che li rende un canale pubblicitario molto efficace che porta i prodotti di fronte a un mercato target altamente coinvolto.

Questa forte fiducia convince le persone ad acquistare prodotti e servizi, che ascolteranno le opinioni degli influencer, agendo in base alle loro raccomandazioni.

Come utilizzare gli influencer per le proprie campagne?

L'influencer marketing, può essere un vantaggio per il tuo marchio in diversi modi:

  • Puoi chiedere agli influencer di fare un video sponsorizzato o pubblicare sui loro canali promozionali;
  • Puoi inviare gratuitamente i tuoi prodotti affinché vengano promossi;
  • Lanciare prodotti o contenuti collaborativi;
  • Sollecitare recensioni inviando omaggi agli influencer;
  • Organizzare concorsi e omaggi e pubblicizzarli con gli influencer o aggiungere i prodotti al loro concorso di omaggi;
  • Avere un influencer che "prenda il controllo" delle piattaforme social;
  • Coinvolgere gli influencer come ambasciatori del marchio a lungo termine;

Queste persone possono rendere la percezione del marchio più accessibile e riconoscibile, aiutando così ad ottenere nuovi follower di alta qualità e comunicare in modo efficace i tuoi valori.

Negli Stati Uniti il mercato ha avuto una crescita costante, arrivando a 9,7 miliardi di dollari nel 2020 e 13,8 miliardi di dollari nel 2021.Quest'anno, si prevede che il mercato si espanderà a un enorme settore da 16,4 miliardi di dollari. 

Ma a cosa si deve esattamente questa crescita? La risposta è nei social media.

La crescente popolarità dei formati video brevi su piattaforme come TikTok, Facebook e YouTube, sommati all'effetto della pandemia globale sui consumatori, sono la causa principale dell'enorme crescita di questo canale di promozione.

Email Marketing

Questo canale marketing non è sicuramente tra i più recenti, ma non per questo perde la sua efficacia.

A differenza dei social media, la mail è un canale più stabile, poiché non presenta algoritmi, e dunque viene ricevuta dall’85% delle persone a cui si invia. 

Offre la possibilità di comunicare direttamente con gli utenti, di inviare materiale personalizzato e dispone di uno dei più alti ritorni sull'investimento (ROI) di qualsiasi canale di marketing.

I numeri dell'email marketing negli USA

Oltre il 91% degli utenti Internet americani possiede un account di posta elettronica e questo ci induce a non trascurare questo canale di mercato. Inoltre i rispetto al tasso di coinvolgimento dello 0,6% dei social media (Facebook, Instagram e Twitter), le mail aperte in media sono pari al 22% delle inviate.

Le attività che si possono svolgere con l’email marketing sono:

  • Crea newsletter per condividere informazioni rilevanti o educare il pubblico;
  • E-mail di follow-up per ricordare ai visitatori del sito Web, gli articoli lasciati nei propri carrelli oppure confermare gli acquisti con le ricevute;
  • Email di benvenuto per i nuovi clienti;
  • Contenuti promozionali che annunciano nuovi lanci, eventi speciali, sconti o omaggi;
  • Richiedere/condividere recensioni e Feedback;

 


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Personal branding: perché metterci la faccia è importante!

Nelle piazze affollatissime del web e dei social distinguersi è una sfida! Ecco che il personal branding si rivela una strategia vincente!

Se è vero (come è vero), che nessuno è uguale all'altro, puntare sulle nostre caratteristiche uniche, personali, professionali e valoriali, ci permetterà di rendere unico e facilmente riconoscibile anche il nostro brand.

Ma per fare ciò, non bisogna avere paura di metterci la faccia!

Come creare un personal branding efficace

Cosa si intende per personal branding? Con questa espressione ci riferiamo a tutte quelle strategie e azioni volte a promuovere l’immagine di noi stessi, ponendo l’attenzione sia sulle nostre hard skills sia sulle nostre soft skills.

La parola branding ci suggerisce che la promozione del nostro profilo umano e professionale deve seguire le stesse logiche e strategie di promozione di qualsiasi brand: ciò comporta che la nostra immagine debba essere promossa, comunicata e posizionata nella mente del consumatore.

Facile a scriversi ma non a farsi, starai pensando! Non temere fai affidamento a questa lista di passaggi per costruire la tua strategia:

  1. Identificare il target di riferimento, magari tramite l'utilizzo di Buyer Personas;
  2. Selezionare gli strumenti da utilizzare per la tua strategia di personal branding;
  3. Definire i tratti peculiari che ti distinguono dai competitor evidenziando non solo le tue competenze professionali ma anche le tue attitudini e caratteristiche personali;
  4. Essere te stesso e non peccare di arroganza: per quanto la tua vita sia costellata di successi e soddisfazioni, il pubblico apprezza le persone che riescono a essere umili e amichevoli;
  5. Creare un’identità online coerente e che sia facilmente identificabile: utilizzare le stesse foto profilo, gli stessi colori, lo stesso claim sui diversi social (Instagram, LinkedIn, Facebook, ecc.);
  6. Creare contenuti originali e di valore per il pubblico target, condividendo la tua conoscenza ed esperienza;

Una volta aver fatto chiarezza su questi punti, sarà più semplice identificare in linguaggio adeguato e creare lo storytelling adatto per arrivare non solo alla mente ma anche al cuore del tuo pubblico.

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Alcuni strumenti per fare Personal Branding nel mondo digitale

Implementare strategie di personal branding nel mondo digital a primo acchito, potrebbe non essere l’attività più facile del mondo e causare un certo spaesamento!

Fortunatamente, gli strumenti che possono aiutarci a rendere questo compito meno complicato, ci sono! I più utilizzati sono:

Brand storytelling

La narrazione del brand è una tecnica molto valida per il personal branding.

 

Questa strategia di comunicazione ha come obiettivo quello di promuovere la persona/azienda, trasmettendo ciò che fa e ciò in cui crede, riuscendo a creare un collegamento emotivo con il pubblico.

La strategia di brand storytelling non si propone di promuovere un’azienda o una persona affinché rimanga nelle menti delle persone, ma affinché rimanga nel loro cuore.

È risaputo, infatti, che la memoria è emozionale: il nostro cervello tende a ricordare, in modo più vivido e duraturo, circostanze ed eventi che hanno suscitato una reazione emotiva.

Un esempio efficace di brand storytelling è quello di IKEA Next Generation.

Ikea ha sempre dovuto gestire il problema dell’associazione del marchio alla bassa qualità; per risolverlo, la multinazionale svedese ha deciso di realizzare uno spot in cui vengono mostrati momenti di vita di persone comuni, focalizzandosi sulla longevità dei prodotti.

Lo spot fa leva sul sentimento di nostalgia, suscitato da una poltrona che passa di generazione in generazione: da economico e di breve durata, il prodotto Ikea diventa un valore da tramandare.

SEO (Search Engine Optimization)

Per fare personal branding è fondamentale far sì che le persone trovino il tuo sito. Il nome del tuo brand diventa così una keyword e si sa, più una keyword è generica e semplice più essere difficile scavalcare i competitor e farsi trovare facilmente nei motori di ricerca.

Le tecniche di SEO permettono di aumentare la visibilità del tuo sito web e migliorarne il posizionamento tra i risultati organici.

Studio di parole chiave secondarie, creazione di contenuti ad hoc sulle parole chiave, ottimizzazione in ottica SEO di ogni pagina e contenuto del sito... tutte queste attività ti aiuteranno a posizionare al meglio il tuo brand nelle prime pagine dei motori di ricerca!

E se  qualora il posizionamento organico non ti dovesse bastare... puoi sempre optare per gli annunci a pagamento attraverso le tecniche di SEM, come vedremo tra poco!

Search Engine Marketing

Il Search Engine Marketing (SEM) è un’altra strategia molto valida per aumentare la visibilità del tuo sito web. Si tratta di un’attività di

 

advertising online che si occupa della realizzazione di annunci a pagamento, sia sui motori di ricerca sia sui siti partner che sui social media:

  • Se si parla di annunci nei social network parliamo di Social ADS
  • Se si parla di annunci nei motori di ricerca parliamo di Search Engine Advertising (SEA)

Vale la pena fare un breve approfondimento sui due tipi principali di SEA che sono:

  1. keyword advertising
  2. display advertising

Il keyword advertising è un tipo di pubblicità basata sulla scelta di parole chiave. Quando il cliente cerca una parola chiave acquistata dall’inserzionista, il motore di ricerca restituisce come risultati i contenuti organici affiancati a quelli a pagamento proposti dall’inserzionista.

Invece, il display advertising utilizza spazi acquistati dall’inserzionista all’interno di una pagina di interesse per l’utente al quale l’inserzionista vuole promuovere un contenuto o prodotto/servizio.

Il vantaggio di utilizzare la SEA è che permette di generare traffico verso il sito o profili social in maniera estremamente più rapida che con la SEO, a patto però che si sia disposti a investire un po'.

I vantaggi di ricorrere al Personal Branding

Dopo aver chiarito cos’è il personal branding e visto gli strumenti che possono aiutarci a realizzare una strategia volta a promuovere la nostra immagine e quella del nostro brand, andiamo a vedere i vantaggi legati al personal branding!

  1. Visibilità> realizzare contenuti mirati sul proprio sito web e sulle proprie pagine social garantisce una maggiore esposizione sul web, e quindi un aumento di contatti e interazioni;
  2. Reputazione> grazie alle azioni di personal branding, utenti e clienti hanno la possibilità di sapere tutto di te: i tuoi punti di forza, i valori, i successi, e le aspirazioni.
  3. Awareness (consapevolezza)> una maggiore notorietà e reputazione porterà il pubblico a provare un maggior senso di fiducia nei tuoi confronti.
  4. Partnership> l’aumento dei contatti e delle interazioni porta a intrattenere delle collaborazioni con altri professionisti e imprese.
  5. Competenze> implementare strategie di personal branding comporta l’acquisizione di nuove conoscenze nell’ambito del marketing e del digital, e il miglioramento delle proprie doti comunicative e relazionali.
  6. Competitività> non tutti sono interessati o riescono a implementare strategie di personal branding; pertanto, chi investe in questo ambito ha un vantaggio competitivo sugli altri.
  7. Professionalità > gli utenti/clienti percepiscono la serietà e la voglia di fare della persona/brand.

Per concludere

In conclusione, il personal branding permette la creazione di un’immagine di noi stessi coerente e incisiva, capace di far risaltare le nostre peculiarità e i tratti che ci distinguono dalla concorrenza.

Inoltre ci offre la possibilità di intrattenere un rapporto diretto con gli utenti che diventano protagonisti di una relazione non soltanto commerciale ma umana.

Il personal branding infatti focalizza l’attenzione sull’emozione, sull’empatia, e la reciprocità, ed è tutto questo che la rende una delle strategie di marketing più importanti ed efficaci.

Alla luce di quanto detto, possiamo affermare – senza riserve – che il personal branding è un ottimo alleato per noi stessi e il nostro brand.


essere wanghong

ESSERE WANGHONG PER COGLIERE LE OPPORTUNITÀ DELLA CINA

ESSERE WANGHONG PER COGLIERE LE OPPRTUNITÀ DEL MERCATO DIGITALE CINESE

Essere wanghong  (dal mandarino  "wangluo hongren", letteralmente essere caldi nella rete) è ormai un must per il mercato digitale cinese.

Questo perché la Cina è il mercato di riferimento per quanto riguarda l’innovazione digitale e detta le abitudini dagli alti livelli fino al consumatore finale - basti pensare che sono cinesi le innovazioni del messaggio vocale e del QR code-.

Al giorno d’oggi app come ad esempio WeChat sono usate da centinaia di milioni di persone, un numero enorme di potenziali consumatori.

Senza considerare le app di social commerce come DouYin, TaoBao e Kuaishou che uniscono contenuti di e-commerce e segmenti di live streaming risultanfo sempre più attrattive per i consumatori cinesi.

Per questo le aziende devono capire come utilizzare queste app per cercare di promuovere i loro business, diventando appunto wanghong.

COSA SIGNIFICA ESSERE WANGHONG E CHI SONO

Il termine wanghong è una parola davvero interessante.

Il neologismo è composto da due caratteri: quello di “rete” e quello di “rosso” ma anche e sopratutto “caldo”.

Ecco quindi che wanghong è diventato il neologismo per identificare il contenuto più in del web, ma non solo.

Wanghong ha seppellito il termine “cool” in cinese, tanto per cui wanghong ormai lo si può dire di tutto, da un prodotto ad una città.

E quando qualcosa viene definita come wanghong, significa che si parla di qualcosa di celebre e invidiabile.

Obiettivo di un brand in Cina è quindi, quello di diventare wanghong.

Chi sono gli wanghong?

Il termine è nato per designare le cosidette “celebrità di internet”.

Queste sono una sorta di influencer che usano la loro popolarità per pubblicizzare ai loro fan beni o servizi.

Gli strumenti più importanti per loro sono le piattaforme di social media cinesi: gli Wanghong si presentano su WeChat, Sina Weibo, Tik Tok (solo per citarne alcune).

L’enorme numero di fedeli seguaci e fan viene mobilitato ed è pronto ad acquistare qualsiasi prodotto consigliato dal loro influencer di riferimento.

Questo perché gli Wanghong sono in grado di mettere un volto e un allure ai prodotti, invece di puntare tutto sulla forza di un brand che di per sé è anonimo e impersonale.

Pubblicando immagini o video in streaming utilizzando o indossando un prodotto, gli Wanghong convincono i loro follower ad acquistare questi prodotti grazie ad una relazione che si instaura tra celebrità e fan.

Un Wanghong per essere tale, può giocare su diversi aspetti quale l’aspetto, il carisma, la personalità e il senso dell’umorismo e ottengono il loro successo attraverso la condivisione di contenuti appositamente creati per le diverse piattaforme social (Weibo, Wechat, Taobao). 

BUSINESS MODEL: ONLINE RETAILING E SOCIAL MEDIA ADVERTSING

Sono due i modelli di business che un wanghong può utilizzare nella sua attività: online retailing e social media advertising.

Online retailing

Per quanto riguardo il primo modello di business dell’online retailing, gli Wanghong vendono i loro stessi prodotti, pubblicizzandoli soprattutto tramite live.

A volte possono anche collaborare con brand che creano i prodotti che loro stessi hanno progettato. Poi li pubblicano sui loro social media o e-commerce affinchè i loro fan possano acquistarli.

Questi ovviamente sono molti influenzati nel comprare questi prodotti perché comprandoli è come se si sentissero di potersi relazionare di più con prodotti creati da persone come loro.

Allo stesso anche gli Wanghong sono influenzati nella creazione del prodotto dai loro fan in quanto avendo un forte rapporto con loro, sanno cosa gli piace e ne tengono conto nella creazione dei loro prodotti.

Social media advertising

Per quanto riguardo il modello del social media advertising gli Wanghong lavorano con marchi affermati per pubblicizzarne prodotti o servizi ai loro fan

. I brand pagano gli Wanghong che in cambio creano contenuti accattivanti per ispirare la loro fan base ad acquistare questi prodotti o servizi.

In questo caso è importante che le aziende scelgano un Wanghong adatto, con uno stile simile ai prodotti che vogliono pubblicizzare, cioè identificare quelli che possano comunicare con la nicchia di mercato a cui è rivolto il prodotto.

IL DIGITALE CINESE, UN MONDO IN CONTINUA EVOLUZIONE

Il mercato digitale cinese, è un mondo in continuo sviluppo, dove nascono nuove figure e i coni d’ombra non mancano... Analizziamoli insieme.

Non solo Wanghong: ad ogni utente il suo influencer

Per questo affianco agli Wanghong, man mano che il mercato digitale andava evolvendosi, sono nati anche altri tipi di influencer come i KOL (Key Opinion Leaders) e i KOC (Key Opinion Consumers).

Qual’è la differenza? Possiamo dire che gli Wanghong sono influencer professionisti, mentre i KOL hanno spesso altri lavori.

Questi sono infatti in primis figure esperte in un determinato settore, diventate poi famose nel web.

La maggior parte di loro è nata dopo gli anni 80 e 90 quindi il loro pubblico in genere è giovane quanto loro, solitamente si tratta di Millenials o della Generazione Z, e li percepiscono come più credibili e vicini a loro rispetto ad uno spot pubblicitario creato a tavolino.

Invece i KOC sono veri e propri consumatori, che forniscono le loro opinioni e raccomandazioni.

Anche se hanno un numero di iscritti minore, hanno comunque un grande impatto sul loro pubblico in quanto nelle recensioni dei prodotti non sono pagati dal brand e ciò li rende genuini agli occhi di chi li segue.

Inoltre questi avendo meno follower posso entrare meglio in contatto con la propria community e le persone sembrano più che parlano con un amico che con un brand ambassador risultando loro più autentici e affidabili.

Ogni influencer ha uno stile comunicativo e modi di fare differenti, oltre che un pubblico differente; per questo è fondamentale che le aziende scelgano il giusto influencer coerente con ciò che vuole mostrare al pubblico e riuscire ad essere così veramente wanghong.

Le Big Tech cinesi investono nel metaverso

Il mercato digitale cinese è un mercato in fermento e sempre pronto all'innovazione. Si è anche molto parlato di metaverso in Cina: pare che il metaverso cinese potrebbe separarsi da quello globale e secondo Morgan Stanley il mercato del metaverso potrebbe assumere il valore complessivo di 52 trilioni di yuan, vale a dire oltre 7,2 trilioni di euro.

Infatti sei dei giganti della tecnologia cinese, tra cui Baidu, Alibaba e Tencent (collettivamente noti come BAT), sono entrati tra le prime 10 aziende al mondo che hanno depositato il maggior numero di domande di brevetto VR/AR negli ultimi due anni.

A cominciare fu Baidu alla fine del 2021 che lanciò la sua app “Land of Hope” con cui attraverso la creazione di avatar, il software consente agli utenti di entrare in un ambiente virtuale che combina storia cinese ed ambienti futuristici.

Ad inizio 2022 è stata poi lanciata un’applicazione di nome “Jelly”, che permette all’utente di creare una versione virtuale di sé e interagire con un massimo di 50 amici in uno spazio condiviso e che ha superato addirittura WeChat sull’iOS App Store cinese per diventare la più scaricata della settimana.

Forse è ancora troppo presto per sapere come lo sviluppo del metaverso influenzerà il modo di essere wanghong nel digitale cinese, ma senza dubbio non mancheranno le sorprese!

E mentre le trasformazioni avvengono, il nostro compito è quello di rimanere aggiornati sull'evoluzioni del mercato digitale più grande del mondo, al fine di poter apprendere nuove lezioni!

 

 

 


Guida Pinterest azienda

Pinterest: una guida al social per le aziende

Che cos’è Pinterest

 

Pinterest è una piattaforma social basata sulla condivisione di contenuti, chiamati Pin, nella quale i creatori/utenti sono chiamati Pinner. Il nome del social network deriva dall'unione delle parole inglesi pin (spillo, puntina) e interest (interesse). Leggere di più


web 3.0

Web 3.0, la Rete si evolve al passo con le tecnologie!

Web 3.0, il web sta assumendo una nuova forma!

Il termine web 3.0 comincia ad uscire dagli spazi riservati agli addetti ai lavori, configurandosi quasi come la nuova "parola del momento".

Ma perché se ne parla proprio ora? E con tanta insistenza? troverai le risposte a queste domande (e tante altre informazioni interessanti) in questo articolo!

Perché proprio 3.0?

La prima reazione che abbiamo leggendo web 3.0, se non siamo esperti del settore, è la seguente: "Ah... Siamo già a 3? E il 2?"

Questo perché siamo abituati a pensare al web come qualcosa di dato, immutabile, più che uno strumento in sé lo concepiamo come qualcosa di metafisico  e trascendente.

Nel nostro immaginario, a cambiare non è il  web in sé ma gli strumenti che utilizziamo per accedere a questa "altra-dimensione".

Il web però non è una dimensione parallela quanto in realtà uno spazio digitale che vive e prospera basandosi su determinate tecnologie, al cambiare di esse cambia lo spazio.

Il web non è qualcosa di immutabile, ma per sua natura è dentro un ciclo di nascita-sviluppo-morte-rinascita, al passo con gli strumenti a disposizione.

Certo questi cicli non sono eclatanti e distruttivi, anzi noi stessi viviamo i momenti di transizione in uno stato di "beata ignoranza" e, mentre il web si rivoluziona, noi continuiamo ad usarlo senza notare le differenze, dandoci l'impressione che ha cambiare sono solo i computer o i telefoni.

I cicli del web

Ma visto che ormai abbiamo capito che il web vive e si evolve, è utile fare un ripasso sulla sua storia, per meglio capire da dove siamo arrivati e quali sono le opportunità che si aprono con i cambiamenti in atto.

Web 1.0

La nostra storia comincia agli inizi degli anni '90 (anche se chi dice già dal 1989... Comunque per capirci nell'ultima decade del Secondo Millennio), gli anni in cui nasceva il World Wide Web e cominciava ad entrare nel quotidiano delle nostre vite.

Se vi ricordate, all'epoca i siti erano molto semplici e limitati nello scopo.

Erano strumenti utilizzati per far passare messaggi e infatti nel mondo anglosassone il Web 1.0 è conosciuto anche con il  termine di "the read-only web" ossia "il web solo da leggere [e basta n.d.r.]".

Questo perché gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia al grande pubblico erano semplici e dalle capacità limitate.

Web 2.0

Anche se le capacità della tecnologia di inizio anni '90 erano limitate, non significa che non fossero rivoluzionarie e infatti, nel corso di 10 anni, hanno messo le basi per la prima evoluzione del Web!

Il termine Web 2.0 comincia ad essere di dominio pubblico dal 2005, ed identifica la seconda fase dell'era Internet.

Una fase basata sull'interazione tra sito e utente ma non solo! Anche sulla maggiore partecipazione degli stessi nella creazione dei contenuti.

È l'internet dei blog, dei social network come MSN e Myspace prima, Facebook, Youtube e Tumblr dopo.

In questo web, che in alcuni circoli chiamano "read/write web" ("web leggi e scrivi"), è quello che ha visto nascere anche i marketplace e ha dato alle aziende l'opportunità di crescere nella Rete.

Tuttavia non è tutto rosa e fiori: le grandi opportunità che questo Web offre sono comunque limitate dalla regolamentazione delle Big Tech, le grandi aziende informatiche che mettono a disposizione le piattaforme digitali in cui muoversi in questo web.

Web 3.0

E arriviamo ora alla trasformazione in atto ora, quella del Web 3.0.

Alla base di questa trasformazione c'è una tecnologia di cui si sente molto parlare ma che sembra ancora avvolta nel mistero, la blockchain.

Questo nuovo tipo di Web nasce dalla volontà di un numero sempre maggiore di utenti di poter aggirare i limiti delle Big Tech, e poter usufruire dei contenuti che creano nel web anche nella veste di proprietari (perché adesso, tutto quello che facciamo e/o condividiamo sui social network non è di nostra proprietà ed e soggetto ai termini di utilizzo delle piattaforme).

Il web 3.0 vuole porsi come il web del "read/write/own" ("leggi/scrivi/possiedi" ossia consulta, crea contenuti e sii proprietario dei tuoi dati).


L'unicità di questa nuova forma di web

Questa nuova fase si differenzia dalle precedenti perché anziché utilizzare solo piattaforme tecnologiche gratuite in cambio dei nostri dati, gli utenti possono partecipare alla governance e al funzionamento dei protocolli stessi.

Ciò significa che le persone possono diventare partecipanti e azionisti, non solo clienti o prodotti.

Anziché utilizzare solo piattaforme tecnologiche gratuite in cambio dei nostri dati, gli utenti possono partecipare alla governance e al funzionamento dei protocolli stessi.

Ciò significa che le persone possono diventare partecipanti e azionisti, non solo clienti o prodotti.

In Web 3, queste condivisioni sono chiamate token o criptovalute e rappresentano la proprietà di reti decentralizzate note come blockchain.

Se possiedi abbastanza di questi token, hai voce in capitolo sulla rete.

I titolari di token di governance possono spendere i loro beni per votare sul futuro, ad esempio, di un protocollo di prestito decentralizzato.

I fautori di questo nuovo Web stressano questa maggiore democraticità, rispetto al web 2.0, dove le decisioni sul funzionamento del sistema e cosa sia lecito o meno è a discrezione delle singole aziende.

Che il web nella sua terza dimensione rappresenti un ecosistema digitale meno verticale e più orizzontale è innegabile, ma dobbiamo sempre fare attenzione: non necessariamente si arriverà ad una democrazia dell’uno vale uno.

Se l’accesso e la voce in capitolo sulle decisioni da prendere sono vincolate al possesso di una certa quantità di token, più che una democrazia avremmo un suffragio censitario.

E se da una parte è  sempre meglio di un oligarchia di aziende, dall’altra è ancora molto lontano da una forma di democrazia genuina.

Ma qui si apre una riflessione filosofico-politica del web che, seppur necessaria, non può essere trattata in questa breve e semplice introduzione al tema.

Cosa si può fare nel Web 3

Il Web 3 rende possibile la proliferazione di strutture di governance cooperativa per prodotti un tempo centralizzati. 

Qualsiasi cosa può essere tokenizzata (ossia ridotti in un token o codice), che si tratti di un meme, un'opera d'arte, l'output dei social media di una persona o i biglietti per un evento.

E a cosa serve un token, ti chiederai giustamente.

Beh, innanzitutto il token risolve il problema dei diritti d'autore, perché esso sarà legato al portafoglio digitale dell'utente del web 3.0 che essendone il proprietario potrà godere dell'aumento di valore del token, anziché lasciare questa rendita passiva al proprietario della piattaforma social, come avviane ora nel web 2.0, soprattutto sotto forma di dati profilazione che vengono rivenduti.

 

Le funzionalità del Web 3.0 giocano molto sul concetto di identità digitale e immediatezza, si stanno sviluppando sistemi di smart contract per rendere più spedite le attività finanziarie.

L'identità digitale legata al portafoglio elettronico invece, ci da la possibilità di accedere a tutti gli account e siti costruiti sul web 3, liberandoci dal vincolo delle password.

I vantaggi del Web 3.0

  • Interoperabilità: Noi utenti saremo in grado di accedere ai dati su molte app utilizzando le tecnologie Web 3.0 anziché essere limitati a un'unica piattaforma. 
  • Permissionless Blockchain: Con la tecnologia Web 3.0, non sarà necessario avere un'autorità centrale per una blockchain. Chiunque può aderire e partecipare alla rete. Ciò eliminerebbe la possibilità che alle persone venga negato l'accesso in base al sesso, al reddito, all'orientamento sessuale, alla posizione geografica, ecc.
  • Pro-privacy e anti-monopolio: L'attenzione ad una rete decentralizzata che mette al centro l'utente come proprietario invece che semplice utilizzatore, toglie potere alle realtà che si basano sulla centralizzazione e il possesso dei dati degli utenti, promuovendo pratiche di business anti-monopolio.

Conclusioni... per ora!

Il web 3.0 è una realtà in formazione e le possibilità sono numerose e non finiscono certo qui! Ma noi di MC Marketing e Comunicazione crediamo sia importante far nascere un dibattito.

Perché soltanto con un dibatto serio e consapevole, saremo in grado di indirizzare il cambiamento nella giusta direzione!

Quindi aspettatevi altre comunicazioni da parte nostra su questo tema! Iscrivetevi alla newsletter per non perdervi le novità!


Social commerce: quando lo shopping si fa nei social

Una definizione di Social Commerce

I social network svolgono un ruolo sempre più centrale nel nostro quotidiano.

Da luoghi virtuali di puro svago si sono trasformati in canali di socializzazione, condivisione di notizie, ricerca di informazioni, di ogni genere: da quelle più triviali a quelle più legati ad un'intenzione d'acquisto.

Lo studio condotto dal report “Digital in 2021” di ‘We Are Social’, il report più importante sul tema del digitale nel mondo pubblicato ogni anno verso la fine di gennaio, ci mostra come in media nel mondo vengono dedicate almeno 2 ore e 25 minuti all'utilizzo dei social media, sia che si tratti di partecipazione attiva alle conversazioni, restare in contatto con amici o parenti, scroll dettato dalla noia o persino... fare acquisti.

La tendenza ad acquistare online tramite piattaforme di e-commerce è infatti aumentata sempre di più, anche sulla spinta delle restrizioni dovute dalla pandemia in corso, comportando un'accelerazione nel cambiamento del comportamento di acquisto dei consumatori.

 

Da utenti passivi siamo diventati molto più attivi, divenendo noi stessi creatori di contenuti e i social network si sono adattati di conseguenza, per venire in contro a questo tipo di clientela e capirne più a fondo i gusti.

Nasce così il social commerce che offre la possibilità di acquistare prodotti o servizi tramite piattaforme social.

Si intende una forma di vendita di prodotti o servizi che avviene attraverso il web e utilizza i social network e piattaforme virtuali per effettuare le transazioni online.

L’acquisto online diviene infatti una attività sociale e l’utente è portato a condividere la sua esperienza e consigliarla ad altri tramite il passaparola, facendo lui stesso pubblicità al prodotto o al servizio, attraverso recensioni, commenti, o pubblicando post sui social.

L'acquisto si fa ancora più rapido rispetto anche all'acquisto da un sito e-commerce: l'utente può fare tutto dal social network, senza dover cambiare sito e navigare tra le sue pagine.

Questo rende molto più agevole e veloce il processo di funnel marketing.
Sono molti i social media che fanno uso del social commerce, vediamo insieme i principali!

 

Social commerce: lo stato attuale nei principali social network

Meta Inc. (ossia Facebook, Instagram e Whatsapp)

Facebook aveva già permesso agli utenti di vendere già dal 2017 attraverso il Marketplace, una funzionalità che permetteva la compravendita di prodotti da parte dei privati anche attraverso la messaggistica di Messenger.

Nel 2020 è stato introdotto Facebook Shops, che permette a chi possiede una pagina aziendale di vendere direttamente da Facebook e da Instagram e di creare un vero e proprio e-commerce senza costi di gestione, in maniera semplice e intuitiva e gratuitamente.

Le aziende possono scegliere i prodotti da inserire nel loro catalogo, e personalizzare il look generale del negozio impostando una immagine di copertina.

Inoltre non è prevista la transazione ma solamente un contatto tra venditore e acquirente. Attualmente si stanno testando nuove funzioni dello shop, come ad esempio la possibilità di mostrare il proprio negozio su Whatsapp o di lanciare campagne pubblicitarie mirate basate sulle preferenze delle persone.

Per Instagram si tratta di utilizzare il tool “Shopping”, disponibile per gli utenti di Instagram business.

Diventa possibile creare dei post in cui taggare i propri prodotti, che si identifica tramite un tag a forma di borsetta.

L’utente, cliccando sul post, potrà visualizzare il prezzo e ogni informazione relativa ai prodotti, e grazie al tasto “acquista ora” può essere indirizzato direttamente verso la pagina di acquisto.

Attualmente negli Stati Uniti si sta testando la possibilità di fare concludere il pagamento direttamente da Instagram.

Tik Tok

Anche Tik Tok ha pensato al social commerce nel 2020, ma ha preferito seguire la strada di una partnership con la piattaforma di e-commerce Shopify.

Attraverso un accordo europeo (che comprende i principali paesi: Francia, Spagna, Germania anche l’Italia) le imprese europee che utilizzano Shopify come piattaforma e-commerce possono vendere i loro prodotti utilizzando le Shoppable Ads, vere e proprie video campagne pubblicitarie lanciate su Tik Tok, in grado di collegare l'utente alla pagina d’acquisto dei prodotti su Shopify.

Pinterest

Anche Pinterest, il social che permette la realizzazione di bacheche di interessi, ha scelto di realizzare una partneship con Shopify.

Ben 27 paesi, tra cui l’Italia, hanno aderito all’iniziativa.

I merchant (ossia i venditori) grazie a questa unione hanno la possibilità di connettere il proprio account Shopify e di trasferire i propri prodotti su Pinterest trasformandoli in Pin Acquistabili, visibili sulla piattaforma.

Attraverso il canale Shopify-Pinterest è possibile connettere l’app di Pinterest all’interno della propria dashboard e posizionare automaticamente un tag, creare un catalogo, e lanciare campagne di traffico e conversione.

È possibile anche coinvolgere nuovamente gli utenti che hanno già espresso interesse per un determinato prodotto su Pinterest realizzando delle vere e proprie campagne di retargeting!

Google

Google, tramite la campagna Shopping di Google ADS (lo strumento per realizzare campagne SEM) è in grado di trasformare al pagina dei risultati in una vetrina per i tuoi prodotti.

Per poter utilizzare le campagne shopping c'è bisogno di utilizzare lo strumento Google Merchant Center. Il Merchant Center è quello strumento che consente di caricare su Google le informazioni relative ai negozi e ai prodotti e a renderle disponibili per gli acquirenti ovunque in Google.

Ma le novità riguardano anche Youtube, la piattaforma di condivisione video di proprietà di Google: sta infatti venendo testando una funzionalità di e-commerce.

L'idea è quella di dare ai creators (ossia a coloro che creano e realizzano contenuti su YouTube) la possibilità di aggiungere determinati prodotti ai loro video e taggarli, mentre gli spettatori potranno, cliccando sull’icona di una borsetta che comparirà in un angolo dello schermo, visualizzare l’elenco in primo piano ed esplorare la pagina di ogni prodotto per visualizzare ulteriori informazioni, le opzioni d’acquisto o i video correlati.

Questa funzione tuttavia è ancora in fase di sperimentazione al momento, coinvolgendo solo un numero ristretto di content creators negli Stati Uniti d'America.

Guida per responsabili marketing e digital marketing

La situazione in Cina

In Cina il social commerce riscuote un enorme successo e negli ultimi anni ha visto una crescita imponente, anche a causa della situazione sanitaria.

Secondo il rapporto McKinsey&Co rappresenta già l'11,6% delle vendite di e-commerce al dettaglio, raggiungendo una stima prevista di 442,68 miliardi di dollari di vendite lorde alla fine del 2021.

In Cina, le piattaforme di social commerce sono un potente mezzo per condividere le caratteristiche e le qualità di vari prodotti e si stanno trasformando nell’ottica di ottenere le stesse funzioni di un social network, come la possibilità per gli utenti di scrivere post o di effettuare una diretta streaming.

Le app cinesi che vanno per la maggiore sono:

  • WeChat,
  • Taobao,
  • Douyin,
  • Pinduoduo

L’acquisto il più delle volte avviene direttamente in-App.

Ad influenzare gli utenti ci pensano anche i vari KOL, i Key Opinion Leader che godono di una grandissima popolarità e che presentano e pubblicizzano i prodotti sui loro profili social o attraverso dirette live che attirano un vastissimo pubblico.

Di fatto diventano brand ambassador di determinate aziende, in grado di influenzare un mercato target.
Il social commerce diventa quindi una modalità di vendita che rende la user experience stimolante come un social network e soddisfa anche il bisogno di socialità e condivisione dell’utente.

 

Sfrutta anche tu il social commerce!

La cosa bella è che il qualsiasi tipo di azienda... anche la tua! Ecco qualche consiglio per muovere i primi passi:

  1. Gestisci promozioni e offerte di vario tipo (concorsi, omaggi speciali, giveaways). In questo modo renderai più varia la tua offerta e coinvolgerai gran parte del tuo pubblico
  2. Coinvolgi il tuo pubblico. Incoraggia il passaparola online e la condivisione dei contenuti che stimolino la conversazione (sondaggi, hashtag specifici, recensioni). Gli utenti, creando contenuti e condividendo sulle loro pagine social possono diventare dei portavoce del tuo marchio.
  3. Porta dalla tua parte gli influencer, che siano piccoli o grandi personaggi del web.
    Gli influencer creano un largo seguito, per questo una loro sponsorizzazione può attirare molta attenzione al tuo brand. È stato stimato infatti che il 49% delle persone che comprano su piattaforme social si affidano ai consigli degli influencer.
  4. Crea contenuti video, sopratutto se il pubblico a cui ti rivolgi è piuttosto giovane. La maggior parte dei Millenials e della Gen-Z tende a preferire il video ad altre forme di contenuto.

In conclusione, il social commerce rappresenta un canale di vendita destinato a ricoprire un ruolo sempre più importante nei giorni a venire.

E considerando che ogni azienda ha a disposizione almeno una pagina social in uno dei canali che abbiamo visto, si tratta di un canale di vendita già presente in azienda che può essere sfruttato da subito per sviluppare le vendite e anche l'export!

E se avrai bisogno di aiuto, puoi sempre contare su noi di MC Marketing e Comunicazione!


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E’ ufficiale, Mark Zuckerberg cambia il nome a Facebook Inc.: l’applicazione e il sito che tutti conosciamo dovrebbero continuare a chiamarsi Facebook, almeno nell’immediato futuro. L’eventuale rebranding riguarderà solo la società, che ora comprende anche Instagram, WhatsApp e Oculus, il brand del gruppo specializzato nella realizzazione di visori per la Virtual reality.

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Linkedin è la piattaforma social più usata in ambito B2B, permette di incrociare le esigenze di chi cerca lavoro su internet con quelle di chi ha bisogno di competenze ed è per questo che diventa un tool fondamentale per espandere la propria rete commerciale, per trovare nuovi fornitori e clienti e per assumere personale.

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