Web 3.0, la Rete si evolve al passo con le tecnologie!
Web 3.0, il web sta assumendo una nuova forma!
Il termine web 3.0 comincia ad uscire dagli spazi riservati agli addetti ai lavori, configurandosi quasi come la nuova “parola del momento”.
Ma perché se ne parla proprio ora? E con tanta insistenza? troverai le risposte a queste domande (e tante altre informazioni interessanti) in questo articolo!
Perché proprio 3.0?
La prima reazione che abbiamo leggendo web 3.0, se non siamo esperti del settore, è la seguente: “Ah… Siamo già a 3? E il 2?”
Questo perché siamo abituati a pensare al web come qualcosa di dato, immutabile, più che uno strumento in sé lo concepiamo come qualcosa di metafisico e trascendente.
Nel nostro immaginario, a cambiare non è il web in sé ma gli strumenti che utilizziamo per accedere a questa “altra-dimensione”.
Il web però non è una dimensione parallela quanto in realtà uno spazio digitale che vive e prospera basandosi su determinate tecnologie, al cambiare di esse cambia lo spazio.
Il web non è qualcosa di immutabile, ma per sua natura è dentro un ciclo di nascita-sviluppo-morte-rinascita, al passo con gli strumenti a disposizione.
Certo questi cicli non sono eclatanti e distruttivi, anzi noi stessi viviamo i momenti di transizione in uno stato di “beata ignoranza” e, mentre il web si rivoluziona, noi continuiamo ad usarlo senza notare le differenze, dandoci l’impressione che ha cambiare sono solo i computer o i telefoni.
I cicli del web
Ma visto che ormai abbiamo capito che il web vive e si evolve, è utile fare un ripasso sulla sua storia, per meglio capire da dove siamo arrivati e quali sono le opportunità che si aprono con i cambiamenti in atto.
Web 1.0
La nostra storia comincia agli inizi degli anni ’90 (anche se chi dice già dal 1989… Comunque per capirci nell’ultima decade del Secondo Millennio), gli anni in cui nasceva il World Wide Web e cominciava ad entrare nel quotidiano delle nostre vite.
Se vi ricordate, all’epoca i siti erano molto semplici e limitati nello scopo.
Erano strumenti utilizzati per far passare messaggi e infatti nel mondo anglosassone il Web 1.0 è conosciuto anche con il termine di “the read-only web” ossia “il web solo da leggere [e basta n.d.r.]“.
Questo perché gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia al grande pubblico erano semplici e dalle capacità limitate.
Web 2.0
Anche se le capacità della tecnologia di inizio anni ’90 erano limitate, non significa che non fossero rivoluzionarie e infatti, nel corso di 10 anni, hanno messo le basi per la prima evoluzione del Web!
Il termine Web 2.0 comincia ad essere di dominio pubblico dal 2005, ed identifica la seconda fase dell’era Internet.
Una fase basata sull’interazione tra sito e utente ma non solo! Anche sulla maggiore partecipazione degli stessi nella creazione dei contenuti.
È l’internet dei blog, dei social network come MSN e Myspace prima, Facebook, Youtube e Tumblr dopo.
In questo web, che in alcuni circoli chiamano “read/write web” (“web leggi e scrivi”), è quello che ha visto nascere anche i marketplace e ha dato alle aziende l’opportunità di crescere nella Rete.
Tuttavia non è tutto rosa e fiori: le grandi opportunità che questo Web offre sono comunque limitate dalla regolamentazione delle Big Tech, le grandi aziende informatiche che mettono a disposizione le piattaforme digitali in cui muoversi in questo web.
Web 3.0
E arriviamo ora alla trasformazione in atto ora, quella del Web 3.0.
Alla base di questa trasformazione c’è una tecnologia di cui si sente molto parlare ma che sembra ancora avvolta nel mistero, la blockchain.
Questo nuovo tipo di Web nasce dalla volontà di un numero sempre maggiore di utenti di poter aggirare i limiti delle Big Tech, e poter usufruire dei contenuti che creano nel web anche nella veste di proprietari (perché adesso, tutto quello che facciamo e/o condividiamo sui social network non è di nostra proprietà ed e soggetto ai termini di utilizzo delle piattaforme).
Il web 3.0 vuole porsi come il web del “read/write/own” (“leggi/scrivi/possiedi” ossia consulta, crea contenuti e sii proprietario dei tuoi dati).
L’unicità di questa nuova forma di web
Questa nuova fase si differenzia dalle precedenti perché anziché utilizzare solo piattaforme tecnologiche gratuite in cambio dei nostri dati, gli utenti possono partecipare alla governance e al funzionamento dei protocolli stessi.
Ciò significa che le persone possono diventare partecipanti e azionisti, non solo clienti o prodotti.
Anziché utilizzare solo piattaforme tecnologiche gratuite in cambio dei nostri dati, gli utenti possono partecipare alla governance e al funzionamento dei protocolli stessi.
Ciò significa che le persone possono diventare partecipanti e azionisti, non solo clienti o prodotti.
In Web 3, queste condivisioni sono chiamate token o criptovalute e rappresentano la proprietà di reti decentralizzate note come blockchain.
Se possiedi abbastanza di questi token, hai voce in capitolo sulla rete.
I titolari di token di governance possono spendere i loro beni per votare sul futuro, ad esempio, di un protocollo di prestito decentralizzato.
I fautori di questo nuovo Web stressano questa maggiore democraticità, rispetto al web 2.0, dove le decisioni sul funzionamento del sistema e cosa sia lecito o meno è a discrezione delle singole aziende.
Che il web nella sua terza dimensione rappresenti un ecosistema digitale meno verticale e più orizzontale è innegabile, ma dobbiamo sempre fare attenzione: non necessariamente si arriverà ad una democrazia dell’uno vale uno.
Se l’accesso e la voce in capitolo sulle decisioni da prendere sono vincolate al possesso di una certa quantità di token, più che una democrazia avremmo un suffragio censitario.
E se da una parte è sempre meglio di un oligarchia di aziende, dall’altra è ancora molto lontano da una forma di democrazia genuina.
Ma qui si apre una riflessione filosofico-politica del web che, seppur necessaria, non può essere trattata in questa breve e semplice introduzione al tema.
Cosa si può fare nel Web 3
Il Web 3 rende possibile la proliferazione di strutture di governance cooperativa per prodotti un tempo centralizzati.
Qualsiasi cosa può essere tokenizzata (ossia ridotti in un token o codice), che si tratti di un meme, un’opera d’arte, l’output dei social media di una persona o i biglietti per un evento.
E a cosa serve un token, ti chiederai giustamente.
Beh, innanzitutto il token risolve il problema dei diritti d’autore, perché esso sarà legato al portafoglio digitale dell’utente del web 3.0 che essendone il proprietario potrà godere dell’aumento di valore del token, anziché lasciare questa rendita passiva al proprietario della piattaforma social, come avviane ora nel web 2.0, soprattutto sotto forma di dati profilazione che vengono rivenduti.
Le funzionalità del Web 3.0 giocano molto sul concetto di identità digitale e immediatezza, si stanno sviluppando sistemi di smart contract per rendere più spedite le attività finanziarie.
L’identità digitale legata al portafoglio elettronico invece, ci da la possibilità di accedere a tutti gli account e siti costruiti sul web 3, liberandoci dal vincolo delle password.
I vantaggi del Web 3.0
- Interoperabilità: Noi utenti saremo in grado di accedere ai dati su molte app utilizzando le tecnologie Web 3.0 anziché essere limitati a un’unica piattaforma.
- Permissionless Blockchain: Con la tecnologia Web 3.0, non sarà necessario avere un’autorità centrale per una blockchain. Chiunque può aderire e partecipare alla rete. Ciò eliminerebbe la possibilità che alle persone venga negato l’accesso in base al sesso, al reddito, all’orientamento sessuale, alla posizione geografica, ecc.
- Pro-privacy e anti-monopolio: L’attenzione ad una rete decentralizzata che mette al centro l’utente come proprietario invece che semplice utilizzatore, toglie potere alle realtà che si basano sulla centralizzazione e il possesso dei dati degli utenti, promuovendo pratiche di business anti-monopolio.
Conclusioni… per ora!
Il web 3.0 è una realtà in formazione e le possibilità sono numerose e non finiscono certo qui! Ma noi di MC Marketing e Comunicazione crediamo sia importante far nascere un dibattito.
Perché soltanto con un dibatto serio e consapevole, saremo in grado di indirizzare il cambiamento nella giusta direzione!
Quindi aspettatevi altre comunicazioni da parte nostra su questo tema! Iscrivetevi alla newsletter per non perdervi le novità!